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ACTA CONGREGATIONIS

(Somasca, ACM 3-3-1)

Trascrizione di p. Maurizio Brioli crs.

Somasca, 12 giugno 2001

Premessa.

Si dà di seguito la trascrizione del volume intitolato "Acta Congregationis" conservato a Somasca nell' Archivio di Casa Madre (ACM) con la segnatura 3-3-1. Si è fatto precedere ogni singolo anno da una numerazione (001 ...) per rendere più consultabile il materiale. Alla fine di ogni anno, si è aggiunto tra parentesi tonde il riferimento al volume e alla/e pagina/e relative. Si è scelto di abbreviare il volume in oggetto con la sigla ACS (= Acta Congregationis, Somasca), intendendo così distinguere in modo preciso l'opera ms. in 2 voll. presente a Somasca dallo stessa opera ms. con lo stesso titolo presente in 3 voll. a Genova (ASPSG, B 59, B 60 e B 61); entrambe risultano essere copia e riassunto dei ben più ampi "Atti dei Capitoli Generali". Infatti la stesura è uguale in entrambe, mentre non coincide la impaginazione. Autore materiale di questi "riassunti" sarebbe stato il p. G.B. Riva (superiore a S. Maiolo di Pavia) dopo il 1738, visto che le ultime notizie registrate riguardano il 1737, e che nel 1741 veniva eletto Preposito Generale.

Per essere più esatti, gli Acta Congregationis sono formati da tre serie di argomenti:

1. la prima è costituita da un estratto e compendio degli atti autentici dei Capitoli Generali dal 1528 a circa la metà del sec. XVIII, come ricordato (nb. Per gli anni 1528-1581, gli Acta Congregationis costituiscono una importanza documentaria grandissima, avendo il compilatore sfruttato notizie ricavate da documenti ora quasi totalmente irreperibili, precedenti l'inizio della stesura degli atti dei Capitoli Generali.

2. la seconda serie sono gli "Elogia", ossia cenni biografici dei religiosi più illustri dell' Ordine, stesi in buona lingua latina e disposti secondo l'anno di professione di ciascun religioso; questi "Elogia" sono importantissimi, perché sono stati scritti sfruttando materiali biografici che erano stati già predisposti, per incarico del Capitolo Generale, dal p. Luigi Cerchiari crs. nei primi anni del '600 e dal p. Mazzucchelli poi. Si tenga presente che entrambi questi dotti religiosi erano stati ufficialmente investiti della carica di "Storiografi", incaricati cioé di stendere una buona volta la Storia della Congregazione; cosa che però per mille motivi (compresa la peste manzoniana) non avvenne e i loro scritti rimasero giacenti nell' Archivio di S. Maiolo di Pavia.

3. la terza serie è costituita da notizie diverse sulla fondazione delle singole case, secondo l'anno di accettazione e servendosi come documento delle relazioni presentate alla Santa Sede nel 1650 durante il pontificato di Innocenzo X.

La quasi totalità degli "Elogia" (ma non tutti!) sono stati pubblicati dal p. Pellegrini nella collana "Fonti per la storia dei Somaschi" (nn. 12, 13, 14); quindi qui di seguito nella trascrizione di ACS verranno omessi, rimandando alla rispettiva trascrizione effettuata sulla copia presente in ASPSG, come sopra dichiarato.

Nella presente trascrizione, si è constatato che talvolta (non troppo spesso però!) il p. G.B. Riva ha trascritto nomi di chierici, novizi, fratelli laici, semplici persone, che probabilmente risultavano già di non facile lettura per lui sui documenti di cui si serviva; dove è stato possibile (e dove la ovvietà lo permetteva) si è cercato di rettificare palesi errori. Dove permavena il dubbio si è segnalata la difformità. Tutti questi dati vanno quindi presi sempre con molta attenzione, ricordando che si tratta pur sempre di ritrascrizioni tardive, anche se autorevoli.

Abbreviazioni

ACM = Archivio Casa Madre, Somasca.

ACS = Acta Congregationis, voll. 2 (in ACM, 3-3-1 e 3-3-2).

ASPSG = Archivio Storico Padri Somaschi, Genova.

F = Collana "Fonti per la storia dei Somaschi" (a cura di Pellegrini C. crs.), Roma, Curia Generalizia dei Padri Somaschi.

TESTO

001 “In Nomine Domini a nativitate Iesu Christi Domini Nostri 1528.
Il Venerabile nostro fondatore Girolamo Emiliani aveva in Venezia ed altre città di terra ferma raccolto figlioli orfani di padre e di madre, e fatto lo stesso in Bergamo nel 1528 (S. Martino di Bergamo) vivendo allora Clemente Ottavo (corretto: Settimo), l’aiutarono in ciò molte persone divote, che si congiunsero a lui in quest’opera e lui partendo da Bergamo, la continuarono; da principio furono raccolti nello spedale della Maddalena soprastando alla cura loro mons. Lippomani (Lippomano, ndr.) vescovo di gran zelo. Nel 1547 da mons. vescovo Soranzo fu istituita una Congregazione di alcuni Canonici, cavalieri, dottori, e mercanti: e come che aggravandosi detto spedale, conveniva portar l’opera ora in un luogo ed ora in un altro; finalmente nel 1614 si fissò nella parrocchialità di S. Alessandro della Croce in vicinanza all’ Ospital grande. Solevano stare per servizio de figlioli due nostri sacerdoti, e 4 laici; ora decaduto il pio luogo per calamità de’ tempi dal 1644 sin qui non vi è che il Padre Rettore e due laici, i quali sono provveduti d’ogni cosa. Il Pio luogo si chiama S. Martino di presente” (ACS, p. 1).

002 “Il Pio luogo detto l’ Ospitaletto de Santi Giovanni e Paolo di Venezia governato nel temporale da soggetti primari dell’ordine patrizio, e de mercanti, nello spirituale è assistito dalla nostra Congregazione (Venezia Ospitale). Fu egli fondato dalla beata memoria del nostro Padre Fondatore, e vi si alimentano d’ordinario 120 Cittelle (zitelle, ndr.), e 50 filioletti applicati a diversi esercizi. Le figlie non escono dal luogo, che maritate, o per farsi monache provveduti da Signori Governatori di dote sufficiente. Vi sono ancora due infermerie d’uomini, e donne per li febricitanti della città, ricevuti senza eccezione e sono provveduti di medicamenti letto camicie e servitù sinché si sanano, o muoiono. Ogni giorno ascoltano la messa, e loro vengono ministrati li SS.mi Sagramenti. Ha chiesa ragguardevole frequentata anche per la musica ed altre devozioni. Vi stanno de’ nostri tre sacerdoti e tre laici ad esercitarsi nella pietà. Erano altre volte provveduti li Religiosi di tutto il bisognevole; ma nel 1632 furono assegnati 43 scudi romani per ciascun religioso, ed inoltre pane, vino, oglio, legna, sale, utensili, abitazione, letti, lenzuoli, camicie, medico e medicinali, oltre 100 scudi incirca di elemosina. Scudi 20 per messe cantate ed altre funzioni; e per altre messe avventizie circa altri scudi 60. Celebrano 8 messe la settimana gratis. Più una messa cantata ogni mese; ed un’altra per ogni Governatore, che muore il tutto gratis” (ACS, p. 1-2).

003 “Il Pio luogo degli Incurabili di Venezia conspicuo per le persone dalle quali il suo cominciamento e progressi riconosce fu fondato da San Gaetano Tiene Vicentino con l’aiuto di S. Ignazio di Loiola e di S. Francesco Saverio. Fu poi restaurato e notabilmente accresciuto dal nostro Beato Fondatore Girolamo Emiliani, che personalmente impiegovvi la fatica e la carità, introducendo due infermerie distine di uomini e donne impiagate numerandosi ordinariamente cento infermi denominati incurabili provveduti dalle cose necessarie; benché in certi tempi dell’anno ne quali fannosi le purghe col decotto, sino ad 800 poveri ivi stanno per 40 giorni. Tiene inoltre 63 Cittelle, che si maritano con dote di 100 scudi oltre i propri guadagni; ed alimenta 33 orfanelli applicati a diverse arti. La chiesa è ragguardevole anche per le prediche fra l’anno, e per le diurne nella quaresima. Tre dei nostri sacerdoti e tre laici vi affaticano con patimento più che ordinario, e ricevono pane, vino, olio, legna, sale, utensili, lenzuoli, camicie, medico, medicinali, e 43 scudi romani per testa, oltre 50 per elemosina di messe. Sotto questo anno ho collocata codesta fondazione narrata nella Visita del 1650 perché vi si adoprò il nostro Venerabile Fondatore in tal anno. Ma quando sieno stati introdotti li nostri Padri non ho veduta scrittura che mi accerti. Nelle Opere che si veggono stabilite nel 1557 si leggono gli Orfani di Venezia. Nel Capitolo del 1573 si è trattato di mandar persone al governo degli Incurabili di Venezia. E finalmente nel 1590 trovo il decreto che si accetti codesto pio luogo. Segno che la nostra Congregazione ne ha avuta in vari tempi la direzione ma non sempre continuata. S. Ignazio e S. Francesco Saverio non hanno altrimenti fondato il detto Ospitale, bensì vi fussero per tre giorni alloggiati” (ACS, p. 2-4).

004 “1532. Il pio luogo della Misericordia degli Orfani situato alla porta S. Giovanni della città di Brescia fu istituito e eretto in quest’anno dal Ven. Servo di Dio Girolamo Emiliani nostro Fondatore. E’ governato da 18 Gentiluomini della città che durano in vita. Alla cura spirituale de figlioli vi stanno due nostri sacerdoti ed altrettanti laici, provveduti d’ogni bisognevole. Per lo vestito e viaggi il pio luogo contribuisce al P. Rettore scudi 25 da lire sette; ed al secondo sacerdote scudi 20. Il Rettore ha 3 messe obbligate alla settimana, e l’altro celebra cotidianamente per il pio luogo” (ACS, p. 4).

Seguono gli Elogia (cf. F12) di:

Girolamo Emiliani
Besozzi Alessandro
Barili Agostino
Panigarola Federico
Parenti Ottone
Conti Primo

005 “1535. Il Pio luogo di S. Martino situato in Porta nuova della città di Milano fu eretto di quest’anno alli 4 ottobre dal ven. nostro Padre Girolamo Emiliani fondatore della Congregazione, sotto la cura temporale di 18 Gentiluomini della città. La cura spirituale e morale è appresso de’ Padri, allevando gli Orfani. Vi stanno tre sacerdoti e due laici provveduti d’ogni loro bisogno” (ACS, p. 10).

006 “1535. Il Pio luogo della Colombina in Pavia nominato S. Spirito fu sul principio da Signori Reggenti dell’ Ospital Maggiore di detta città conceduto al ven. Padre d. Angiolmarco Gambarana sacerdote e compagno del nostro Beato Fondatore Patrizio di questa città di Pavia, per mantenervi i poveri orfani, ritenendo però detti Sig.ri Reggenti il dominio e l’obbligazione di allevare e mantenere detti orfani. Sotto il pontificato di Gregorio XIII essendo vescovo nella città mons. Ippolito Rossi fu eretto e fondato detto Pio luogo nel 1576 con autorità e consenso de’ signori Reggenti dello stesso Ospital maggiore, i quali fecero alla nostra Congregazione gli assegnamenti e patti, che dovessimo mantenere li detti orfani nel numero che sopperissero le entrate ed elemosine. La chiesa poi fu fondata dalla Sig.ra Bianca d’ Adda l’anno 1590. La fabbrica del Collegio fu aggrandita del 1614 ed è di lunghezza passi 60 in circa e larghezza passi 30. Vi è il dormitorio per li figlioli, e stanze otto oltre il refettorio, cucina e granaio. Li soggetti prefissi nell’anno antecedente 1576 con autorità de’ Sig.ri Reggenti erano un sacerdote e due laici. Presentemente, cioè nell’anno 1650, vi sono tre sacerdoti e 12 orfanelli, per essere cresciute le entrate, le quali calcolate le elemosine arrivano a scudi romani 670 da mantenere 5 religiosi, un servente e 12 orfanelli” (ACS, p. 10-11).

Segue Elogia (F12) di:

Carpani Leone
Battista detto il Moro
Gallo Agostino
Millini Io. Gorria (tralasciato in F12)
Volpi Antonio (tralasciato in F12)

007 “1540. Il Collegio di S. Maria Piccola di Tortona fu a noi conceduto da Paolo PP. III sotto li 4 marzo di detto anno (Bolla Ex iniuncto nobis, del 5 giugno 1540, nella quale approva e loda tutte le fondazioni di Girolamo senza elencarle singolarmente; Somasca, Archivio Casa Madre 9-11-6 pag. 173, ndr.), confermata questa concessione da Gregorio XIII. La chiesa era piccola e antica, e fu dai Padri edificata e fatta grande con 8 cappelle nel 1584 e 85, e nei seguenti anni comprate alcune casette fu anche fabbricato il Collegio capace di camere 25 con chiostri alto e basso, sale, refettorio, giardino, corte, cantine ed altre comodità. Codesta chiesa e Collegio nell’anno 1642, presa la città e Castello dall’arme francesi, furono atterrati ed il materiale da loro impiegato nel fabbricare nello stesso sito certe mezzelune e fortificazioni. Indarno si fece ricorso ai Magistrati di Milano per lo ristauramento. Quindi li molti Padri che là abitavano si ridussero a soli 3, con un famiglio, abitando in casa da pigione, e possedendo nel 1648 di entrata nella scudi romani 257=40 da mantenervi 4 religiosi” (ACS, p. 15).

008 “1542. Parlandosi in questo Capitolo raccolto, siccome conghietturo in Bergamo, delle Convertite di detta città, fu decretato che non si abbandonino del tutto, ma si procuri rimetterle nelle mani di mons. vescovo, acciocché le provegga, massime della messa, vietando ai nostri il celebrarla, salva una necessità. Infatti essendosene parlato a mons. antedetto promise il Prelato che avrebbe ritrovato un sacerdote per la messa, ed un confessore, subito che potrà.
Fu altresì ragionato con il detto prelato delle figliole orfane, e desidera che noi le governassimo, stendendo una certa regola a cui darà egli la sua approvazione; promettendoci in questo tutto l’aiuto possibile, e promettendo che da tale Conservatorio trasportar si possano nello spedale le figlie, impazzite, inferme, e inutili, e restituir le inquiete a parenti.
Fu eziandio decretato di lasciar per vari motivi che allora si addussero l’opera di Mantova; ed il p. Vincenzo a ciò delegato la rinunciò; però in maniera da lasciarsi Persone sin tanto che altrimenti provveder si potessero” (ACS, p. 16).

009 “1544. (Somasca) Nel Capitolo di quest’anno in Somasca fu stabilito che si continuasse la scuola, ma non si accettassero che figlioli atti a servire a Dio, e di cui i Parenti piacer avessero che s’istruissero nella pietà, facendo loro osservar le regole della Scuola stabilite.
(Commesso) Trattandosi, se il commesso debbia spendere denari, fu risoluto che si eleggesse uno spenditore, alla qual carica fu eletto mr. Pietro.
Parlandosi di certa femmina, per nome Vittoria, e de suoi denari, fu conchiuso che collocata tra le putte, si provasse depositando almeno per un anno i suoi danari appresso di qualch’uomo dabbene.
(Povertà) Favellandosi de’ Legati di certo nostro benefattore fu conchiuso che l’oglio si consegnasse ai ministri della Scuola del Santissimo Sacramento per accendervi la lampada. Del frumento e del vino come che la nascente Congregazione non voleva posseder cosa propria e dall’altra parte non si voleva far perdere il merito al benefattore, consultatisi i Padri, determinarono di protestare che accettavano detto legato a titolo di elemosina, ma senza obbligo di sorta.
(Merone) Dell’opera di Merone fu risoluto che si levassero i nostri da detto luogo, ma con soddisfazione di coloro che vi hanno interesse; esortando questi che ne danno cura a fare ciò, che stimano essere di onore del Signor Iddio.
(Giovani studio) Fu eziandio ordinato nel seguente ridutto, che si trasportassero i nostri Giovani ad imparare le virtù aiutati da Padri di Venezia, e di Milano” (ACS, p. 17).

010 “1545. Questo ridotto, o sia Capitolo, non ritrovo dove siasi celebrato, ma probabilmente può credersi in Pavia; perocché trattandosi in questa sessione di fissar un luogo, dove ritirar si potessero li Fratelli della Compagnia de Poveri (con tal nome si chiamavano allora) per attendere allo spirito, alla mortificazione ed agli studi sacri; si conchiuse unanimemente che si scegliesse il luogo di Somasca per adesso, o quello di Pavia, se il Signore dimostrerà il voler suo santissimo, e darà persone atte all’ammaestramento dei Giovani; ed in questa risoluzione prevalse finalmente il luogo di Pavia.
Il secondo argomento che in Pavia si raccogliesse codesta Congregazione si è vedere che si trattò delle puttine, o sieno orfanelle, siccome delle Convertite ancora determinandosi di sovenir dette figliole con le opere e guadagni de Putti ed Orfani, senza pregiudizio di questi; nel che furono incaricati il sacerdote nostro e il commesso, acciocché dieno segretamente all’antedette figliole il possibile aiuto; maneggiandosi frattanto con li SS.ri Protettori, perché ritrovin essi qualche providenza” (ACS, p. 18).

Segue Elogia (cf. F12) di:

Venerabilis Ioannes Baptista Benalea.

011 “1546. Alli 11 di ottobre ritrovo congregati li nostri Fratelli, ma non trovo notato il luogo. Si trattò in questa Congregazione se li sacerdoti assieme con li laici debbano nel dir le colpe dare informazione di tutti i fratelli, e de costumi loro, e fu risoluto affermativamente, siccome appare nella seguente Congregazione.
Di quest’anno con l’oracolo di Paolo III fu decretato dal cardinale Pietro Carafa la nostra unione con li Chierici Riformati, detti Teatini” (ACS, p. 20).

012 “1547 (Venezia 1 ottobre; cf. F8, ndr.). Il primo ottobre di quest’anno si trasferirono in Venezia in S. Nicola li nostri sacerdoti Servi dei Poveri per conferire in vigore della seguita unione con li PP. Chierici Teatini intorno alli bisogni della Compagnia nostra, e delle Opere che da noi si governano. E in primo luogo trattandosi della detta unione, ciascuno de’ nostri si esibì all’ubbidienza di quel Prete loro Preposito, che li ricevè ed accettò per modum filiationis, siccome il detto cardinale Sabinense avvisò essere mente del sommo Pontefice.
- Fu risoluto in questa Congregazione che il superiore nostro dell’ Opera si chiamasse in avvenire Vicario del detto P. Preposito, e che potesse durando un anno nella carica essere per altri due seguenti confermato nella medesima. Venne poi eletto e nominato Vicario il P. Mario per la prima volta nelle maniere canoniche.
- Venne ordinato che si dicessero le colpe e che ognuno palesasse le imperfezioni proprie, e degli altri al Pre. Proposto, o al suo Vicario, ricevendone per emendazione la penitenza.
- Parlandosi in seguito delle Opere, si propose che in Bergamo dovevasi perseverare nell’assistenza delle Convertite, e Pupille, e fu risoluto di non abbandonarle, ma fratanto di supplicare a mons. Vescovo che le provveda di messa e di ogni altra cosa necessaria, come ha promesso altre volte.
Si favellò ancora se dovevasi in Pavia pigliar l’assonto di dir la messa in Canevanova, ed aiutare le Convertite; ma non vi si legge negli atti alcuna determinazione.
- Bensì trattandosi se in Somasca doveva perseverare la Scuola, fu conchiuso che si provvedesse detta Scuola di sacerdote, e di aiuto per insegnare, e che frattanto si tratti in Milano con gli esecutori testamentari di Mr. Girolamo Calchi per escludere li figlioli de Gentiluomini, e così meglio aiutare qualcuno de’ nostri poveri.
- Proposto se si doveva confessare fuori di casa qualche persona divota, ed amorevole per li nostri Orfani, restò ordinato che si fuggisse tale impresa, fuori de’ casi di necessità, o con utilità evidente. Pure trovandosi alcun sacerdote sofficiente, ed avendo questi l’ubbidienza del S. Vicario Episcopale, e de’ suoi parrocchiani, si faccia la carità, senza però aggravarsi di simili persone, né permettergli di perseverare.
- Parlandosi dell’ Opera di Vercelli, fu determinato che se le mandasse gente per ora. Non così si mandasse gente in casa di mons. Pelizzaro.
- Fu decretato che ogni anno nel settembre, restando alcuno al governo delle Case, convenissero insieme li sacerdoti ed i laici per eleggere il Vicario, e i Consiglieri. Che il Vicario per straordinari bisogni chiamar potesse li laici e sacerdoti di due o tre Opere più vicine.
- Restò ancor decretato, che tutte le Opere si visitino due volte l’anno, e che li Visitatori faccian riflesso ai figlioli di buon indole ed ingegno, persuadendo loro d’imparare grammatica.
- Che li figlioli piccoli e mezzani, i quali lavorano, si faccian leggere la mattina per lo spazio quasi di un’ora, e lo stesso la sera.
- Che nelle Opere si dica l’ Officio nuovo.
- Che nelle mense gli Grandi, massime quando lavorano, abbiano qualche porzione di più, e in quantità e in qualità.
- Che non si accettino putti maggiori di tredici anni, se non si vede che vengono per servire a Dio, e non per altri rispetti. E che li Grandi che sono nell’ Opere siano bene esercitati, e mangino il pane con sudore.
- Che tutti siano solleciti nel nettare la tigna, e le altre immondezze del corpo, ma molto più quelle dell’anima.
- Che si possano tenere denari per qualche improvvisa necessità, massime nelle Opere, dove vi è concorso de forestieri; ma che il sappia il sacerdote e il commesso.
- Intorno ai Grandi, che vengono nelle Opere, massime sacerdoti: quando si abbia indizio e speranza che vogliono servire a Dio, si ricevano per Ospiti, fin tanto che si avvisi il Preposto od il Vicario.
- Li putti mezzani non diranno la lezione a tavola se non con ordine de’ superiori, avvertendo però che tutti dicano qualche cosa.
- Che essendo assenti dall’ Opere li sacerdoti, non li lascino confessar i putti da altri sacerdoti, ma si aspetti il ritorno loro, salvi quegli che averanno la licenza.
- Si domandi licenza a’ Curati, e a mons. Vicario Episcopale di comunicare li figlioli.
- Li Visitatori facciano in ciascuna Opera eseguire gli Ordini che daranno; e loro ubbidiscano il sacerdote e il commesso.
- Li viandanti consultino il sacerdote e il commesso dove debbano alloggiare; andando semplicemente e più per giovare all’ Ospite, a cui Iddio sarà per condurli.
- Si leggano e si osservino le usanze, e ciascuno dorma solo, e con li calzoni di tela almeno l’estate.
- Nelli Spedali benché amici, si alloggi meno che si può.
- Si raccomandi alla compagnia di spesso visitar i putti, che si metton fuori dei nostri luoghi, esortandoli a confessarsi, e scrivendoli in un libro a ciò destinato.
- Non si riprenda senza necessità alcuno che sia stato o mandato fuora o fuggito.
- Che si unisca la Congrega degli Ufficiali di casa, e ognun ricordi qualche cosa spettante all’ufficio loro.
- Che tutti, e massime i sacerdoti, tengano uno stesso rito nelle messe, uffici ed altri esercizi.
- Che il sacerdote in ciascuna Opera si consigli con il commesso, e con gli altri Grandi nelle cose, che ai putti appartengono.
- Il commesso ubbidisca al sacerdote, e con lui si consigli nelle faccende che occorrono. Gli altri poi della famiglia sieno ubbidienti al detto commesso, ma molto più al sacerdote, o sia superiore.
- Si fuggano le facende impertinenti, e che sono di danno dell’ Opera e della Compagnia.
- Sul principio e nel fine d’ogni operazione si faccia sempre orazione.
- Quando il sacerdote, e commesso vole uscire di casa, si consultino insieme, se gli è bisogno di compagnia.
- Gli offici di casa si distribuiscano a persone divote e intelligenti.
- Li sacerdoti stieno in attenzione che nessuno in casa perdi il tempo, e che coloro i quali sono capaci, e debitori al Signor Iddio facciano mattina e sera l’ Orazione mentale.
- Non si riceva alcuno, che vada da un’ Opera all’altra, se non ha lettera, o segnale dal sacerdote o commesso del luogo d’onde parte.
- Il sacerdote ed il commesso con gli altri d’intendimento e sperienza si raccolgano ogni settimana insieme leggendo gli ordini che ad essi appartengono, siccome in ciascun mese si congregheranno con tutti gli altri della comunione.
- Non si mandino putti in viaggio senza una grande necessità, servendosi d’altri per mandar lettere e cose simili.
- Le Opere si nettino di coloro che non sono orfani; e di quegli ancora che non s’approfittano; usando maggior diligenza in avvenire nel cercar codesti orfani. N.B. Gli antecedenti Ordini e Decreti per quel che raccolgo da un libretto antico trovato nell’ Archivio di Pavia (S. Maiolo, nrd.) non furono tutti determinati in questo solo Capitolo, ma in altri seguenti.
- In quello di quest’anno fu bensì deliberata la regola per il politico della Compagnia, come segue:
- Il Generale della Compagnia de’ poveri sia nominato Vicario, e venga eletto dalla Compagnia stessa, e confermato dal P. Proposto Generale de’ Teatini. Duri nell’officio un anno, e possa confermarsi sino all’anno terzo.
- Codesta elezione si farà nella seguente maniera: il fratello Elettore farà la nomina del Vicario nelle mani del Pre Superiore presente, e questi con li Consiglieri manifesteranno tutti li nominati alla carica, che ballottati verranno in seguito, restando eletto chi averà maggiori suffragi.
- La stessa maniera si tenga nella elezione de Consiglieri nuovi, perché se dovrà alcun confermarsi nella carica per il secondo anno, basterà che sia ballottato, ed abbia più della metà dei suffragi.
- Restò ordinato che tutti dicessero la loro colpa al p. Vicario, e questi a ciascuno desse una salutare penitenza. Che se per disgrazia alcuno si trovasse con difetto notabile, il Padre Vicario e Consiglieri abbiano autorità di manifestarlo alla Compagnia, e facendolo ballottare dai fratelli, al maggior numero de’ quali si permette di scacciarlo da detta Compagnia e purgar l’ Opera.
- Indi dovranno eleggersi quegli del Capitolo, che dovranno esser minori nel numero del terzo, o più del quarto de’ Fratelli presenti al ridotto, o sia Congregazione, non computando né il P. Vicario, né li Consiglieri. Codesti eletti di Capitolo trattano assieme degli Officiali delle cose concernenti il Pubblico.
- Proponendosi alcuna cosa nel Capitolo ciascuno potrà contradirci, e certamente uno de’ Consiglieri almeno. Si ascolti il parere di ognuno, e si determini sempre con la maggior parte de’ pareri.
- Il P. Vicario e li Consiglieri eleggono i commessi, e a quest’ufficio li più divoti, mansueti e mortificati, che vadino per la via stretta, e sieno atti a simile esercizio, esortandoli con buoni ammaestramenti ad essere come li primi della Compagnia di grado nel cospetto degli uomini, così maggiormente per le virtù li primi nel cospetto di Dio. Questi con modestia faran intendere al P. Vicario tutti li disordini e difetti che osserveranno, vestendo sempre poveramente. Il P. Vicario abbia de’ medesimi special cura.
- Per lo spirituale fu intimato che ogni dì si faccia l’orazione vocale la mattina e la sera; avanti la quale i maggiori di età premettano almeno un quarto d’ora la mentale orazione, si confessino e si comunichino una volta alla settimana; e gli altri più piccoli ogni quindici giorni.
- Si digiuni ogni sesta feria in memoria della passione di Nostro Signor Gesù Cristo, il sabato della prima domenica d’ogni mese, e quegli ancora sabbati durante il Capitolo. Si faccia ancora l’Avvento astenendosi da’ laticini.
- Quei giovani che vorranno stabilirsi nell’ Opere sieno sani, e di età d’anni 18 almeno, determinati di voler ubbidire e servire nell’ Opere, stati un anno fra noi e spogliati del mondo. Cotesti giovani avendo tali qualità, sieno ricevuti dal Capitolo, e se sacerdoti porteranno la beretta tonda lasciando la barba; se laici porteranno un mantello secondo il costume. Questi potran essere Officiali nell’ Opere, intervenire alle Congreghe, dormire ne’ dormitori de’ putti.
- Li novizi sieno ricevuti dal P. Vicario, e da un Consigliere per lo meno, portino il loro abito, purché sia onesto, e stieno per un anno in qualità di ospiti, vivendo del proprio se hanno la maniera di farlo.
- Dovendosi accettar qualche Opera si facciano orazioni, e digiuni per tre giorni. Si consideri, se vi è l’onor di Dio, la salute di qualche anima, il consenso del Pubblico ovvero del Capo Ecclesiastico, o Secolare di quella città a cui siamo invitati. Indi il p. Vicario e Consiglieri con la maggior parte di quegli del Capitolo sieno uniformissimi nel volere di accettarla. La intenzione sia pura e semplice, e sol per gloria di Dio e zelo della salute delle anime. Le condizioni poi che dovran proporsi sieno le seguenti:
- Resti libero a noi il ministrare li Sagramenti agli orfani, ammaestrarli nella vita Cristiana, insinuare costumi, ordini ed essercizi, che conosceremo opportuni, senza trovare opposizione. Che essendosi impedita codesta indipendenza, li Protettori o Capo Ecclesiastico o temporale da noi avvisati non provvederanno, sia a noi libero di partirsi con li nostri operai, lasciando l’ Opera ed i poveri nelle loro mani. Così se osserveranno declinare noi dalla via retta, e fattaci la evangelica correzione, ci troveranno inemendati, possano licenziarci. Benché sarà bene, che prima avvisino il Capitolo del difetto del delinquente, acciocché provveder possa o correggendolo o mutandolo” (ACS, p. 21-27).

013 “1548. Il giorno 19 settembre in Verona si unì la Congregazione de Poveri, e si fecero le seguenti ordinazioni:
- Che li sacerdoti abbiano le sottanne di panno non fino, o pur di tela, o di sarza vile. E quelle che fuor di casa si portano sieno del medesimo panno, ovvero di saglia. Similmente li commessi usino panni vili e poveri.
- Per uso della casa di tengano mulette o asinette.
- Sieno di spesso e con diligenza visitate le Opere, né il Visitatore parta se prima non veda l’ Opera ben ordinata.
- La cura e governo della casa sia appoggiata principalmente dal sacerdote, e i commessi sieno come luogotenenti loro, ai quali però sarà bene che l’antedetto sacerdote dica le ragioni del proprio contrario parere; sforzandosi di conservar la unione.
- Per aiutar li fratelli e insinuar loro lo spirito e la mortificazione si procuri di condurre or l’uno ed or l’altro a Somasca almeno per un mese.
- Il sacerdote, con saputa del commesso tener possa un ducato in quelle Opere, dove di fraquente giungano li fratelli, per ispenderlo nei bisogni straordinari.
- Li sacerdoti esortino li putti a confessarsi una o due volte l’anno dalli Visitatori, od altri mandati dal nostro Vicario, ossia capo della Congregazione.
- Si faccia la Congrega per l’ Opere ogni settimana in casa, e in essa si dicano le colpe, si eleggano gli Officiali che si muttano, e si tratti del profitto di ciascuno, e di sempre ridurre l’ Opere a miglior stato.
- Li novizi accettati nella Compagnia non abbiano voce in Capitolo sinché non sieno espressamente abilitati dal Padre e Consiglieri con partecipazione di quegli, che si troveranno nella Compagnia.
- Non sarà necessario scrivere a Venezia (cioè al P. Proposto de’ Teatini) se non quando si volessero accettare Opere od altre imprese, oppure accettare alcuno nel corpo della Compagnia fuori del tempo del Capitolo, perocché giusta la dichiarazione del detto Padre Proposto il P. nostro Vicario può fare le altre cose con la sola partecipazione dei Fratelli o Consiglieri più vicini (ACS, p. 27s).

014 “1549. Alli 5 maggio fu tenuta in Somasca l’annuale Congregazione della Compagnia dei Poveri.
- Fu accettata l’ Opera di Vercelli nella maniera che sono le altre.
- Similmente si confermò l’accettazione del luogo della Madonna in Canevanuova di Pavia.
- Venne decretato che con serietà s’attendesse ad insegnare ai nostri putti la dottrina cristiana, così per ben loro, come per potere così abilitarli ad uscir fuora per ammaestrare gli altri, provandoli prima bene in casa; e mandando fuori sempre persone sicure.
- Quando il P. Vicario e Consiglieri saran per conchiudere alcun affare importante, manderanno qualche Fratello infrattanto a fare orazione” (ACS, p. 28).

015 “1550. Il primo di maggio convennero in Brescia li Fratelli della Compagnia con il P. Proposto de’ Teatini e nostro P. Vicario; e sembrando loro che fosse meglio eleggere ora il nuovo Vicario, da per l’addietro solevasi eleggere nel settembre, fu poi stabilito il decreto. Inoltre restò stabilito che nel prossimo autunno il detto p. Vicario raccogliesse quei sacerdoti e laici che avrebbe giudicati al proposito per esaminare quelle cose che si dovessero operare, restando però nel suo vigore il sopracitato decreto, che la principal Congregazione in cui si eleggesse il Vicario e li Consiglieri, e si facessero le deputazioni de’ sacerdoti, sempre succeder dovesse al principio di maggio, o verso la fine di aprile in ciascun anno.
- Venutosi quindi alla stabilita elezione de’ soggetti alle cariche, fu concordemente eletto il Pre. Leone (Carpani, ndr.) da Milano in Vicario. Consiglieri il P. Mario (Lanci o Lanzi, ndr.) da Bergamo per il primo anno, ed il Padre Vincenzo per il secondo.
- Furono eletti (Vocali, ndr.) per li Capitoli in fra l’anno il P. Agostino da Bergamo, il P. Pietro da Piemonte, il P. Giovanni da Milano, il P. Gianfrancesco da Piemonte, ed il laico Antonio da Genova.
- Li Fratelli (sacerdoti, ndr.) che componevano la Compagnia de Servi de poveri erano li seguenti: P. Agostino da Bergamo, P. Alessandro da Varese, P. Pietro da Piemonte, P. Angiolmarco da Pavia, P. Gio: da Milano, P. Vincenzo da Pavia, P. Mario da Bergamo, P. Gio:Maria da Aquate, P. Gianfrancesco da Piemonte, P. Leone da Milano, P. Camillo da Brescia, P. Luigi da Pavia, P. Girolamo da Bergamo, D. Giampaolo da Como diacono, chierico Giovanni da Valcamonica (Scotti, ndr).
- Li laici erano: Gianfrancesco da Bergamo, Cristoforo da Codogno, Antonio da Genova, Girolamo Vicentino, GianAntonio Verghetino, Vincenzo da Urgnano, Battista da Genova, Tomaso da Venezia, Giovanni da Udine.
- Il P. Vicario nel mese di settembre congregatosi con alcuni sacerdoti e fratelli, accettò nella Compagnia tre de’ novizi, che furono nell’anno scaduto proposti e sono: Tomaso da Venezia, Giovanni da Udine, Gio:Primo da Genova.
- In questa Congregazione fu determinato che il p. Vicario andasse a Forlì e veggendo frutto nelle anime vi si fermasse, rimanendo al governo delle Opere in suo luogo il Padre Agostino da Bergamo (ACS, p. 28s).

016 “1551. Il giorno 19 aprile si congregarono li Fratelli della Compagnia in Somasca. Fu confermato Vicario con il consentimento del P. Proposto Teatino il nostro P. Leone da Milano (Carpani, ndr.).
- Consiglieri eletti e confermati il P. Agostino da Bergamo an. 1, il P. Mario da Bergamo an. 2. Eletti da Capitolo il P. Giovanni da Milano, il P. Pietro da Piemonte, li tre laici Girolamo Vicentino, Gianfrancesco da Bergamo, e Antonio da Genova.
- Li 12 ottobre si unì poi in Merone la Compagnia e fu risoluto che per un anno si provasse a tener secolari in Merone, stimandosi ciò necessario per il buon incominciamento dell’ Opera; che quando pure in tal luogo non si conoscesse durevole la detta scuola, si trasferisse altrove; incaricando di ciò con piena autorità il P. Alessandro da Varese, il P. Vincenzo da Pavia e il P. Mario da Bergamo, ed in assenza di qualcuno dei nominati, subentrasse nella consulta uno de’ Chierici; ponendo ne’ deputati la Compagnia ogni sua cura e pensiero.
- Si determinò inoltre che il P. Vicario dopo il Natale del Signore prendesse il cammino per Savona, e colà fermandosi sino che necessario giudicasse, si trasferisse poi a Genova dimorandovi sin dopo Pasqua; e che in fine riferisse il succeduto alla prima Congregazione per ordinare quel che il Signor Iddio dimostrasse essere di suo servizio, e della Compagnia.
- Furono eziandio incaricati i PP. Leone ed Agostino di metter il primo fondamento dell’osservanza per la Compagnia, la quale dovrà prima purgarsi” (ACS, p. 30).

017 “1552. In Brescia il 13 maggio unitasi la Compagnia, confermò in Vicario il P. Leone per il terzo anno, avendolo confermato nella detta carica il P. Agostino da Bergamo a ciò particolarmente delegato dal Proposto Teatino.
- Consiglieri furono eletti il P. Agostino per il terzo anno e Girolamo Vicentino laico per il primo.
- Furono eziandio eletti di Capitolo il P. Pietro da Piemonte, il P. Giovanni da Milano, il P. Vincenzo da Pavia ed il laico Cristoforo da Codogno.
- Fu risoluto che non si accettasse l’ Opera di Savona, ma però che le si desse aiuto.
- In Chiesa od Oratorio non si recitino in pubblico altre orazioni che le solite; permettendosi che particolamrente ciascun possa farle con libertà. Sia però in arbitrio dei commessi far dire ai Figlioli l’ Ave Maria andando; ed alle SS. Piaghe del Signore cinque Pater, ed Ave alla lettiera del riposo.
- Li putti d’anni 14 in giù e quelli che fanno colazione o merenda stieno in piedi a tavola, salvo se fussero stanchi, ad arbitrio del superiore.
- Che la Madre delle putte sia eletta dal P. Superiore, o Visitatori, senz’obbligo d’avere il voto delle stesse figliole.
- Che si tenga il luogo della Misericordia di Brescia, dove sono gli orfani, e si domandi una chiesa comoda e un luogo per tutta la Compagnia” (ACS, p. 30s).

018 “1553. In Somasca nel dì primo di maggio si congregarono li nostri Fratelli per la elezione del Superiore Generale, o sia Vicario, alla quale causa fu assunto il P. Vincenzo da Pavia per l’anno prossimo, confermato in seguito dal P. Proposto Teatino per li due suoi delegati il P. Agostino da Bergamo e Padre Simone da Bergamo.
- Consiglieri il laico Girolamo Vicentino an. 2, e P. Pietro da Piemonte an. 1.
- Furono eletti di Capitolo il Padre Simone da Bergamo, il P. Agostino da Bergamo e Gianfrancesco da Bergamo laico.
- Volendo i PP. Teatini che alcuno andasse a Venezia, fu deputato a ciò il P. Vncenzo da Pavia con un compagno.
- In esecuzione delle lettere spedite dal P. fra Reginaldo di S. Domenico, fu ordinato che il P. Vincenzo vi andasse nel viaggio di Venezia.
- Fu eziandio determinato che si mandasse aiuto di persone al Collegio del Signor Cardinale Morone (ACS, p. 31s).

019 “1554. In Somasca li 5 maggio si unì la Compagnia de’ poveri, e furono confermati: il P. Vincenzo da Pavia a Vicario an. 2.
- Consiglieri il P. Pietro da Piemonte e Girolamo Vicentino laico an. 3.
- Il giorno 22 di settembre il P. Vicario con il parere d’alcuni della Compagnia, fece venire alquanti giovani in Somasca per aiutarli” (ACS, p. 32).

020 “1555. In S. Martino di Milano li 23 aprile raccoltisi li Fratelli della Compagnia, confermarono
- il P. Vincenzo da Pavia, Vicario an. 3.
- Consiglieri P. Pietro da Piemonte an. 3, P. Agostino da Bergamo an. 1.
- In quest’anno seguì la division nostra da’ PP. Teatini, come consta da una Bolla di Paolo PP. IV delli 23 dicembre” (ACS, p. 32).

021 “1556. Li 20 aprile si congregarono li sacerdoti e fratelli in Milano, da quali fu eletto superiore della Compagnia il P. D. Agostino Barile (Barili, ndr.) da Bergamo divenuto professo de Chierici Regolari Teatini, con la speranza che il P. Generale o Proposto di quella Congregazione dovesse darne il permesso; intendendo in caso contrario, di sostituire nella carica il P. Gaspare da Novara per un anno solamente, e sinché si congregasse il Capitolo.
- Furono eziandio eletti Consiglieri il P. Vincenzo da Pavia e il Fr. Girolamo Vicentino.
- Li fratelli della Compagnia erano:

il P. Alessandro da Varese
il P. Agostino da Bergamo de’ Chier. Reg. (Barile)
il P. Pietro da Piemonte
il P. Giovanni da Milano
il P. Vincenzo da Pavia
il P. Gianfrancesco da Piemonte
il P. Vincenzo del Borgo (Franco ndr., Trotti)
il P. Angelo da Nocera
il P. Girolamo da Bergamo
il P. Gaspare da Novara
il P. Gianfrancesco da Trento (Faurio)
il P. Bartolomeo Monsarello
il P. Bartolomeo da Piemonte (Brocco, ndr.)
il P. Giovanni Valcamonica (Scotti, ndr.)
il P. Bernardo Valcamonica (Bernardino Castellani, ndr.)

Cristoforo da Codogno, Girolamo Vicentino, Gianantonio Verghezzi, Batta da Genova, Vincenzo da Orgnago, Tomaso da Venezia, Domenico da Zel, Francesco da Padova.

Novizi: Giambattista Moro, Gio:Primo da Genova, Battista di Romano (fu Orfano del Ven.le), Lazzaro da Genova, Prete Bartolomeo da Pavia.

Furono accettati e stabiliti nelle Opere Michele da Genova, Gianantonio da Novi, Bernardo da Vercelli, Gio: da Udine, Francesco da Imbiver, Gio:Angelo da Milano.

- Non volendo i Padri di Venezia (Teatini? ndr.) più intromettersi nelle nostre Opere, fu ordinato che il nostro P. Vicario si chiamasse il P. Superiore.
- Fu accettata l’opera di Savona come le altre.
- Decreto che venendo qualche elemosina straordinaria si avvisi il P. Superiore, acciocché ne disponga per quell’ Opera che conoscerà più bisognosa” (ACS, p. 33).

022 “1557. Li 27 aprile in Milano la Compagnia de Servi de Poveri confermarono per Superiore il P. Gaspare da Novara an. 2. Consiglieri il P. Vincenzo da Pavia e il fratel Girolamo Vicentino.
- Trattandosi se servir si dovesse ai figlioli dello spedale di S. Celso di Milano, uscì determinazione che se li desse un commesso con un compagno, promettendo ai Protettori di fargli parte di quell’aiuto che averà la Compagnia.
- Venne decretato che non conversino donne dove sono li putti.
- Li Signori Protettori senza la nostra partecipazione non ammettano putti nelle Opere; acciocché non ve ne introducano o dei troppo piccoli o degli infermi.
- Non possa mandar fuori dell’ Opere alcun maggiore d’anni 16 senza l’intelligenza del P. Vicario, salvo se non si desse a qualche persona.
- Non si facciano fabbriche d’importanza senza che lo sappia la Compagnia.
- Fratelli della Compagnia:

P. Agostino da Bergamo
P. Giovanni da Camporizzo
Pre Vincenzo da Pacia
Pre Vincenzo da Borgo (Franco, Trotti, ndr.)
Pre Angelo da Nocera
Pre Gianfrancesco da la Mora
Pre Girolamo da Bergamo
Pre Francesco da Trento
Pre Bartolomeo Monsarello
Pre Giovanni da Valcamonica (Scotti, ndr.)
Pre Bernardino da Valcamonica
Pre Bartolomeo da Piemonte (Brocco, di Casale Monferrato, ndr.)
Pre Bartolomeo da Pavia

fr. Girolamo Vicentino
fr. Cristoforo da Codogno
fr. Gioanantonio da Cerano
fr. Battista da Genova
fr. Vincenzo da Urgnano
fr. Tomaso da Venezia
fr. Domenico da Zel
fr. Giovanni da Genova
fr. Gianangelo da Milano
fr. Francesco d’ Embiver (Ambivere, ndr.) da Bergamo

Novizi della Compagnia:

Lorenzino da Genova, Giamb.a Moro, Gio:Primo da Genova, Battista da Romano, Lazzaro da Genova, Giovanni da Udine, Gianfrancesco da Bergamo, Prete Latanzio da Brescia, Silvestro da Bergamo, Prete Guglielmo da Pavia, (Tonso), Rinaldo da Salò, Maffeo (Belloni, ndr.) da Camporigo.

Stabiliti nelle Opere:

Michele da Genova, Gianantonio da Novi, Bernardino da Vercelli, Giovanni d’ Albania, Gianantonio da Milano chierico, Battista Primo da Milano, Giacomo da Brescia, Giovannino da Roncatelli, Francesco dalla Vascona.

Opere governate dalla Compagnia:

Genova Orfani, Savona Orfani, Trivulzio Orfani, Reggio Orfani (1565), Pavia Orfani. S. Maioli de sacerdoti, Roma Orfani 1570, Vercelli Orfani, Napoli Orfani 1570, Siena Orfani, Milano Orfani di S. Martino, e di S. Celso, e le putte di S. Caterina di Porta Nuova, Tortona sacerdoti e chierici, Bergamo gli Orfani, le Convertite e le putte vergini, Alessandria Orfani, Colombara presso Milano le Scuole (Collegio Dugnano, ndr.), Brescia Orfani e Esposti, Verona Orfani, Venezia Orfani, Merone le Scuole, Somasca li preti e chierici, Cremona Orfani e Orfane, Vicenza Orfani e Orfane, Ferrara Orfani.

- Li 27 settembre si congregarono li fratelli in Somasca, ed essendo passato all’eterno riposo il P. Gaspare da Novara Vicario, e Superiore della Compagnia, sostituirono nella carica per sino alla ventura Pasqua di Resurrezione il Pre Vincenzo da Pavia Superiore e Vicario. Consigliere il Pre Agostino da Bergamo” (ACS, p. 34s).

023 “1558. In Milano si congregò la Compagnia de’ Servi de Poveri li 25 aprile, nella quale furono eletti e confermati P. Vincenzo da Pavia Superiore anno 2. Consiglieri P. Agostino da Bergamo anno 2. Girolamo Vicentino anno 3.
- Mons. Vicario Episcopale di Crema e la magnifica Comunità veggendo molti orfani figlioli andar dispersi in quella città, stimolano li nostri Religiosi Fratelli ad assumere quell’impresa; e la deliberazione fu di accettar l’ Opera purché sieno a noi mantenuti li Capitoli da nostri esibiti, e massime che ne viene offerta la casa.
- Fu eziandio accetata l’ Opera degli orfani di Vicenza con li proposti da noi Capitoli per l’invito fattoci da quella Comunità, e per le replicate istanze de’ Governatori; tanto maggiormente che ritrovata si è lam aniera di occupar detti orfani nel lavoro.
- Essendosi proposta la cura degli Esposti di Verona, fu determinato che trovata persona idonea, si manderà al governo.
- Trattandosi di lasciar l’ Opera di Merone per le difficoltà gravissime di conservarla, e perché non si cavava alcun frutto dalla medesima, fu lasciata la cura al P. Vicario di conferir con alcuni della Compagnia di Milano, e poi di risolvere con il parere dei Consiglieri. Altre notizie:
- In Vicenza l’ Ospitale della Misericordia è governato da nostri Religiosi nello spirituale, e nel temporale da SS.i Protettori, che accettano e licenziano gli orfani e le orfanelle di padre e di madre. Le limosine che si raccolgono da detti orfani per la città sono dai Padri governate; e del restante hanno la cura li Signori. A questo pio luogo assiste un sacerdote col titolo di Rettore, ed un laico commesso, provveduti di tutto il bisognevole.
- Nel pio luogo degli orfanelli di Ferrara furono li nostri Padri introdotti di quest’anno dal Duca Ercole II. Il governo temporale è tenuto da 12 Signori il di cui Priore maneggia l’entrate. Li Religiosi son mantenuti del bisognevole, e benché vi solessero abitare due sacerdoti, e due laici con un maestro di arte, pure 1650 per lo fallimento del Monte della Pietà si è ridotto il numero de Religiosi ad un solo sacerdote ed un laico” (ACS, p. 35s).

024 “1559. Li 10 aprile si congregarono in Brescia li Fratelli e confermarono il P. Vincenzo da Pavia Superiore e Vicario an. 3. Consiglieri P. Agostino da Bergamo an. 3 e P. Angelo da Nocera an. 2.
- Per quelli che rappresentano il Capitolo furono eletti: P. Gio: da Camporigo, P. Francesco da Trento, P. Girolamo da Bergamo, fr. Girolamo Vicentino e fr. Cristoforo da Chidu (Chiuduno, ndr.).
- Richiedendoci Mons. Vicario e li Consiglieri della Comunità che andassimo a raccogliere gli orfani della loro città di Novara, fu determinato che prima s’intenda la verità della pace stabilita, e che poi si scriva al detto Mons. Vicario, persuadendolo ad aspettare un tempo migliore, che la città si rimetta da suoi carichi, che si aspetti una qualche sagra predicazione, o missione, in cui meglio le anime disposte saran più facili a trovar maniera di provvedere ai detti orfani. Fu infine data l’autorità al P. Vicario e a Consiglieri di vedere la opportunità e di risolvere.
- Alla istanza di Mons. Vicario e di molti Gentiluomini di Cremona, che addossarci volevano la cura degli orfanelli, fu risoluto che Mons. le provvedesse di confessore, e che potendo la nostra Compagnia, senza detrimento degli orfani, darle alcun aiuto, se gli darà, senza assumersi obbligazione alcuna la Compagnia.
- Fu proposta eziandio la scuola de Calchi in Milano, e fu determinato, che lasciandovi per ora Mr. Lattanzio, si andasse temporeggiando per vedere qual sia la volontà del Signore Iddio.
- Parlandosi dello spendere e maneggiar denari, fu considerato essere ciò necessario ne luoghi dove si sono introdotti lavoreri, come in Venezia e Pavia, massime che gli secolari non vogliono tale briga addossarsi. Fu poi ancora determinato di liberarsi al possibile di tale incombenza; e dove è indispensabile l’assoggettarsene, sieno concordi il Pre ed il commesso, e si tenga conto di tutto in un libro. Seguirono le seguenti ordinazioni:
- Il sacerdote che anderà a Bergamo dica ogni dì la messa agli orfani, perché questi sieno soccorsi nei bisogni loro spirituali; deputando per le putte un Cappellano con l’elemosina lasciata a quest’effetto. Alcuno di quegli di S. Nicola vengano dopo pranzo al luogo degli orfani per far la Congrega. E non trovandosi altra donna per le putte, si levi domenica dalle Convertite.
- Nelli venerdi di marzo la quaresima si facciano le processioni e i nostri orfanelli intervengano in Milano elle Processioni generali della Città. Le facciano nell’estate ancora, quando sia buon tempo, e nella quaresima per quest’anno solamente.
- Nelle Opere si osservino le usanze antiche introdotte, e queste trascritte si leggano nelle Congreghe dei Grandi.
- Che in ogni Opera si provvegga il libro della Vita Cristiana” (ACS, p. 37s).

025 “1560. Il giorno 28 aprile si raccolse in Milano la Compagnia dei Servi dei Poveri, e uscirono le seguenti determinazioni.
- Tutti li Fratelli giusta l’antico costume si ballottino ogni tre anni; e negli altri frammezzo si palesino apertamente le colpe di ciascuno; e se alcuno sarà di cose gravi colpevole, ad arbitrio del Superiore sia ballottato anche prima del tempo.
- Furono assunti alla dignità del governo della Compagnia il P. Angelo da Nocera Vicario an. 1. Consiglieri P. Vincenzo da Pavia e fr. Girolamo Vicentino.
- Per quelli di Capitolo furono destinati: il Padre Agostino da Bergamo, il P. Francesco da Trento, il fr. Gio:Antonio Verghezino e fratel Vincenzo da Orgnago.
- Fu accettato il luogo fuori di Milano proposto (in terra di Trivulzio, ndr.) da mr. Giacomo d’ Adda, trovandosi la maniera di vivere senza ricerca d’elemosine. Si determinò in questo luogo (detto la Colombera (Colombara, ndr.)) di tener putti da otto sino ai sedici anni per ammaestrarli nelle lettere. Si decretarono le seguenti provvidenze:
- In Somasca si tengano solamente li grandi che sono chiamati alla vita Ecclesiastica, e questi vadino in abito clericale quando sieno ordinati in sacris.
- In tutte le Opere li putti d’ingegno si ammaestrino nel leggere a tavola, nella grammatica del Donato, e nello scrivere le feste.
- Non si mandi di città in città a comperar cose, come coltelli, libretti, e cose simili.
- Quando è determinata la Congregazione ossia ridotto, ciascun pigli informazione da pratici per quale strada possa portarsi alla sua deputazione.
- Si fugga quanto si può l’andar fuori di casa a mangiare con gli amici.
- Non si provvedan le case di stagni senza licenza della Compagnia.
- La sera avanti le feste di precetto si sospenda il lavoro, mettendosi per tempo a letto, e levandosi avanti giorno.
- Il P. Vicario dà facoltà ai sacerdoti dell’ Opere di eleggersi a piacimento il loro confessore.
- S’insegni ai putti la piccola benedizione del libretto, per farla quando vadan fuori a padrone (ACS, p. 38s).

026 “1561. Li 21 aprile raccoltasi la Compagnia, fu confermato il P. Angelo da Nocera Vicario anno 2. Consiglieri P. Vincenzo da Pavia e frat. Girolamo Vicentino an. 2.
- Eletti di Capitolo: P. Francesco da Trento, P. Girolamo da Bergamo, fr. Cristoforo da Chidù (Chiuduno, ndr.) e fr. Gianantonio da Cerano. Uscirono le seguenti ordinazioni:
- Li sacerdoti sieno più conformi nell’abito accostandosi alla povertà ed usanze del luogo ove stanno.
- Le chiese sieno visitate due volte l’anno, l’una dal P. Vicario e l’altra da uno della Compagnia, potendosi.
- Si dica l’ufficio, andando a corpo, secondo che al Convento parerà, avuto riflesso al tempo e ai luoghi.
- Li sacerdoti possono andar ancor eglino a corpo, secondo l’uso della città e luogo.
- Nessuno visiti i suoi parenti o faccia loro alcun beneficio senza licenza della Compagnia, o almeno del Padre Vicario o i suoi Consiglieri.
- Fratelli descritti nella Compagnia:

P. Agostino da Bergamo (Barili, ndr.)
P. Vincenzo da Pavia (Gambarana, ndr.)
P. Vincenzo da Borgo (Trotti)
P. Angelo da Nocera
P. Girolamo da Bergamo
P. Francesco da Trento (Faurio)
P. Bartolomeo Monsarello
P. Gio. Valcamonica (Scotti, ndr.)
P. Bartolomeo da Pavia
P. Bartolomeo da Piemonte (Brocco, ndr.)

fr. Cristoforo da Chidù (Chiuduno, ndr.)
fr. Girolamo Vicentino
fr. Gianantonio da Cerano
fr. Battista da Genova
fr. Vincenzo da Bergamo
fr. Tomaso da Venezia
fr. Domenico da Zel
fr. Gianfrancesco da Bergamo
fr. Battista Moro
fr. Giovanni da Udine (morì a Brescia)
fr. Giovanni da Genova
fr. Gianangelo da Milano
fr. Francesco d’ Ambiver
fr. Battista da Roma
fr. Lazzarino da Genova

Novizi:

Prete Lactanzio da Brescia
Rinaldo da Salò
Maffeo da Camporigo (Belloni o Bellone, ndr.)
Silvestro da Bergamo
P. Guglielmo da Pavia (Tonso)
Francesco della Gualcogna (Guascona? ndr.)
Gianfrancesco da Brescia
Prete Dionigi da Genovesato
Camillo da Venezia

Stabiliti nella Compagnia:

Michele da Genova
Gio.Antonio da Nove
chierico Giannantonio da Milano
Battista primo da Milano
Giacomo da Brescia
Antonino da Rocatelli
Francesco dalla Vascona” (ACS, p. 44s).

027 “1562. Essendosi congregati li Fratelli della Compagnia in S. Martino di Milano confermarono li 13 aprile il Prete Angelo da Nocera Vicario anno 3. Consiglieri il P. Francesco Faurio da Trento an. 1 e il laico Girolamo Vicentino an. 3.
- Furono eletti per il Capitolo: il P. Simone da Bergamo, il fr. Girolamo Vicentino, il P. Giovanni Valcamonica, il fr. Gianfrancesco da Bergamo e fra Giannantonio da Cerano.
- Fratelli della Compagnia:

P. Leone Carpano da Milano
P. Agostino da Bergamo (Barili, ndr.)
P. Angiolmarco da Pavia (Gambarana, ndr.)
P. Vincenzo da Borgo (Franco, Trotti, ndr.)
P. Angelo da Nocera
P. Giamm.a d’ Aquate
P. Girolamo da Bergamo
P. Francesco da Trento (Faurio, Spaur, ndr.)
P. Luigi da Pavia
P. Bartolomeo da Monsarello
P. Giovanni Valcamonica (Scotti, ndr.)
P. Bernardino Valcamonica
P. Bartolomeo da Piemonte (Brocco, ndr.)
P. Bartolomeo da Pia (Pavia? ndr.)
P. Reginaldo da Salò
P. Maffeo da Camporigo (Belloni o Bellone, ndr.)
P. Lattanzio da Brescia
P. Anselmo da Pavia

fr. Cristoforo da Chidù (Chiuduno, ndr.)
fr. Girolamo Vicentino
fr. Gianantonio da Cerano
fr. Battista da Bergamo
fr. Vincenzo da Bergamo
fr. Domenico da Zelo
fr. Gianfrancesco da Bergamo
fr. Battista Moro
fr. Giovanni da Udine
fr. Giovanni da Genova
fr. Gianangelo da Milano
fr. Francesco da Imbever
fr. Lazzarino da Genova
fr. Silvestro da Bergamo
fr. Francesco da Vascona

- Parlandosi se si dovea, dar aiuto alle Convertite di Pavia atteso che anno loro assistito per lo passato, fu risoluto che in un altro Capitolo se ne parlasse, e che frattanto il P. Vicario parlasse con li Protettori.
- Per accettar l’ Opera di Ferrara, fu risoluto di mandar due a far sperimento, e di conchiuder poi in altro Capitolo.
- Prima di accettar l’ Opera di Asbe (Aste, Arbe? ndr.), fu risoluto di mandare a vederla, dar buone parole, e conchiuder in altro Capitolo.
- Fu ordine agli Esposti di Genova, che avanzando dalle Opere alcun ministro, se gli dia l’aiuto possibile.
- Che non si insegni ai putti fuori di casa, eccettuato qualche caso indispensabile.
- Nessuno si permetta di passare agli Ordini Sacri, se non è effettivamente descritto nella Compagnia.
- Per la riforma, ognuno noti quello che gli dispiace, e ciò che debba aggiungersi; per indi riferirlo ad altro Capitolo, in cui saranno fatti due deputati.
- Furono stabiliti per le opere li seguenti:

Gaspare da Milano
Pierpaolo da Milano
Gio. da Olleggio
Giovanni da Trento
Giuglio Martino da Bergamo
Francesco da Ferrara
Gianmaria da Brescia” (ACS, p. 46s).

028 “1563. Congregatosi in Milano il Capitolo li 26 aprile fu eletto il Padre Angiolmarco Gambarana da Pavia Superiore anno 1. Consiglieri: P. Francesco fa Trento an. 2, P. Angelo da Nocera an. 1. Per quelli di Capitolo eletti: P. Girolamo da Bergamo, P. Giovanni Valcamonica, fra Cristoforo da Bergamo, fr. Gianantonio da Cesate (Cerano? ndr.) e fr. Gianfrancesco da Bergamo.
- Avendosi buona relazione dell’ Opera di Ferrara da quei nostri ministri colà mandati, ad istanza di quei Signori, ai quali accettavano gli ordini, e capitoli mandati dalla Compagnia; quindi è che in questa Congregazione fu la detta Opera accettata con rendimento di grazie al Signor Iddio.
- Fu ordinato al Visitatore di avvisare il Padre ed il commesso dei difetti loro che ritroveranno nella visita, senza farne nel Capitolo memoria” (ACS, p. 48).

029 “1564. In Milano li 17 aprile congregato il Capitolo fu confermato il p.. Angiolmarco da Pavia Superiore an. 2. Consiglieri P. Francesco da Trento an. 3 e P. Giovanni Bresciano an. 1.
- Per quelli di Capitolo: P. Girolamo da Bergamo, fr. Cristoforo da Bergamo e fr. Girolamo Vicentino.
- Decreti che si lasci la novità nel vestire.
- Che il Successore non muti ciò che ha fatto l’antecessore.
- Li stabiliti nelle Opere furono:

Gianmaria da Bergamo
Battista da Romano, Gianantonio da Milano
Antonino da Roncadelli
Martino da Milano
Pierpaolo da Milano
Giovanni da Trento chierico, Gianmaria da Brescia
Andrea da Bellinzona
Francesco da Gavardò
Camillo da Venezia
Alessandro da Savona chierico, chierico Luigi da Brescia
chierico Battista da Genova
Giacomo Filippo da Milano
Domenico d’ Assisi
Paolo da Piacenza
Pierantonio da Mantova
Battista da Savona (Gonelli) (Gonella, ndr.)
Guglielmo da Milano chierico
Bartolomeo da Casalmonferrato (Brocchi) (Brocco, ndr.)
Pasio da Brescia
Pietro da Brescia
Giorgio da Vercelli
Inocenzo da Brescia chierico
Girolamo da Piacenza chierico
Bartolomeo da Monsarelli chierico
Gabriele Monsarelli chierico
Gianstefano da Milano
Ludovico da Ghieria.

- Decreti che i putti della scola, per maggior loro fermezza nel servizio delle Opere, promettessero al Capitolo di perseverare nell’ubbidienza. Che se accaderà il caso, che alcun di loro, o partir volesse o dovesse licenziarsi da noi, il Padre Vicario o Superiore possa assolverlo dall’obbligo, di qualunque promessa, e ciò in vigore dei nostri privilegi, e di comune consenso della Compagnia” (ACS, p. 48s).

030 “1565. Il dì 8 maggio si unì la Compagnia in Triulzio, dalla quale uscirono li seguenti decreti.
- Il Superiore potrà mutar i fratelli da un luogo all’altro, infra l’anno, a dar aiuto di persone a qualche città, con l’assenzo però sempre di un Consigliere, o d’altri fratelli della Compagnia, e in caso di necessità.
- Terminato il loro officio e carica, così il Superiore, come li Consiglieri, la rinonzieranno in mano della Compagnia, chiedendo perdono delle mancanze loro nel governo.
- Il Padre Superiore dovrà tenere in deposito li denari dei Putti, senza obbligo di darne conto alli Protettori di S. Martino.
- Il Visitatore vedrà i conti, e i denari che averà in cassa il sacerdote ed il commesso.
- Si trattò ancora intorno alle Processioni, se i nostri orfani dovessero andar innanzi o dopo li figlioli bastardi, che fu di ciò lasciata la determinazione alli Protettori.
- Fu finalmente accettata l’ Opera di Reggio concordemente.
- Furono eletti e confermati nel governo li seguent soggetti: P. Angiolmarco da Pavia Superiore an. 3. Consiglieri Prete Giovanni (Scotti, ndr.) Valcamonica an. 2, fr. Giovanantonio da Milano an. 1.
- Eletti di Capitolo: P. Vincenzo da Borgo, P. Francesco da Trento e fr. Vincenzo da Orgnano.
- Fratelli della Compagnia:

P. Francesco da Ferrara
P. Giammaria da Vercelli
P. Andrea da Genova (Bava? ndr.)
P. Pietro da Vercelli
P. Giacomomaria da Genova
P. Andrea da Bellinzona
P. Marino da Novara
P. Giovanni da Trento
P. Dionigi Piacentino
P. Francesco Gavardi (Gavardò?, ndr.)
fr. Cristoforo da Chiodù (di Chiuduno o Credaro? Nel 1565 era parroco a Vercurago prete Francesco Chiuduno da Caleppio che officiava alla romana)
fr. Girolamo Vicentino
fr. Gianantonio da Cerano
vedi il 1562
Giannantonio da Milano
Camillo da Venezia chierico

Novizi:

Francesco dalla Guascogna
Gianfrancesco da Brescia
Francesco da Ferrara
Giannantonio da Novi
Michele da Genova
Giannantonio da Milano
Andrea da Bellinzona diacono
Battista da Milano
Giovanni da Trento
Francesco Gavardo
Francesco Paitoni da Brescia

Stabiliti nelle Opere:

P. Antonio Mapello, Giovannino da Como, Claudio da Venezia, Battista da Lodi, Valentino da Udine, Gio. da Chionna, Venturino da Bergamo, Paolo da Conret, Costanzo da Pavia, Gianmaria da Rezo, Agostino da Monterosso, Francesco da Santa Eufemia, Michele da Padova, Camillo da Venezia, Vincenzo da Crema, Domenico da Bologna, Camillo da Savona, Giampietro da Savona ossia da Brescia, Giampaolo da Milano, Vincenzo da Saron, Battista da Lodi, Lazaro da Venezia, Pietro da Riviera” (ACS, p. 49-51).

031 “1566. Congregato il Capitolo di 24 fratelli in Triulzio, l’ultimo di Aprile, furono eletti al governo della Compagnia il P. Giovanni di Valcamonica Superiore an. 1. Consiglieri P. Angiolmarco da Pavia an. 2, fr. Gianantonio da Milano an. 2. Eletti di Capitolo: P. Girolamo da Bergamo, P. Francesco da Trento, P. Bartolomeo da Piemonte, fr. Cristoforo da Bergamo, fr. Gianfrancesco da Bergamo, fr. Vincenzo da Brignano (Orgnano? ndr.).
- Li nomi delli intervenuti a questo Capitolo sono li seguenti:

Giovanni Scotto Superiore (Scotti, ndr.)
Angiolmarco Gambarana
Vincenzo Trotti
Girolamo de Quarteri
Francesco Faurio da Trento (Spaur, ndr.)
Luigi Bardoni (Baldoni? ndr.)
Bernardino Castellani
Reginaldo da Salò (Vaini)
Maffeo Belloni
Guglielmo Tonto (Tonso? ndr.)
Francesco Minotti
Giammaria Ballada
Andrea de Bavi (Andrea Bava, ndr.)
Antonio Locatelli da Mapello
Girolamo Bradi da Pavia
Andrea de Facci (Focci? non si legge; ndr.) da Bellinzona
Giovanni Bosio da Trento
Francesco Gavardo
Andrea Bossoro
Giammaria Lodi
Battista Gonelli da Savona
Girolamo Tebaldo (Tibaldo? ndr.)
Giannantonio Girardo
Girolamo Albertelli
Vincenzo Zenardo
Gianfrancesco Quarterio
Battista Moro Arabo
Daniele Quarterio
Gianantonio Bottoni
Michele Oliva
Francesco Paitoni
Martino da Milano
Gianantonio Torello
Lazaro Oliva” (ACS, p. 51s).

032 “1567. Congregato il Capitolo in Milano il dì 14 aprile furono confermati il P. Giovanni Scotto di Valcamonica Superiore an. 2. Consiglieri: P. Angelo da Nocera an. 1 e fr. Girolamo Vicentino an. 1. Eletti di Capitolo: P. Angiolmarco da Pavia, P. Francesco da Trento, P. Francesco Minotti, P. Cristoforo da Chidù (Chiuduno, ndr.), fr. Antonio da Cerano e fr. Vincenzo da Orgnano” (ACS, p. 52).

033 “ 1568. Si congregò il Capitolo in Brescia li 2 maggio e fu confermato il P. Giovanni Scotto Superiore an. 3. Consiglieri: P. Angelo da Nocera an. 2, fr. Girolamo Vicentino an. 2.
Definitori: P. Angiolmarco Gambarana, P. Francesco da Trento, P. Francesco Minotti e fr. Gianantonio da Bergamo Quarterii” (ACS, p. 52).

034 “1569. Si congregò il Capitolo in S. Martino di Milano li 28 aprile e fu eletto dalli congregati Fratelli Mons.r Gambara Vescovo di Tortona per ricevere nel seguente giorno 29 detto alla prima Professione in esecuzione del Breve di Pio PP. V sotto il 5 aprile di quest’anno, li seguenti:

D. Angiolmarco Gambarana di Pavia
D. Vincenzo Trotto da Borgo franco (Trotti, ndr.)
D. Francesco Faurio da Trento (Spaur, ndr.)
D. Giovanni Scotto da Valcamonica (Scotti, ndr.)
D. Reginaldo de Vaini da Salò

Al Governo (Definitorio) della nuova Religione furono eletti li seguenti:

D. Angiolmarco Gambarana Praepositus Generalis
Consiglieri: D. Giovanni Scotto an. 1, fr. Girolamo Vicentino an. 3
Definitori: D. Francesco Faurio, D. Francesco Minotto, D. Francesco da Bergamo, D. Francesco Quarterii.
Consigliere: D. Gianguglielmo Toso.

- Decreto: che nessuno sia accettato alla Professione, che non sia ballottato, ed accettato da’ Professori.
- Fu proposta l’accettazione di un’ Opera, ossia la fondazione in Piacenza e venne ordinato di dargli aiuto di ministri quando si potrà.
- Fu proposta l’accettazione di un’Opera in Napoli con certi capitoli trasmessi da quei signori, e fu ordinato che il Padre Preposito nel provvedere i luoghi, veda di deputar alcuno almeno a visitar detta Opera.
- Fu eziandio proposto di accettare l’ Opera di Novellara, e risoluto che se gli dia l’aiuto possibile, perseverando con quelli che vi sono.
- Per l’ Opera di Mantova non seguì ordinazione.
- Parlandosi dell’ Opera di Biella seguì ordinazione di visitarla detta Opera per ora, e veder come si regoli.
- Fu ordinato di dar aiuto all’ Opera di Recanati quando si potrà.
- Decreto: che non si ammetta e promuova agli ordini sacri, che prima non averà fatta Professione.
- Che potendosi si lascino del tutto le Convertite, e le Putte, ed anche li Monasterii di Monache.

- Furono altresì concepite in lingua latina alcune Costituzioni (cf. F8, ndr.):

- Circa l’officiamento delle Chiese con la recita delle ore Canoniche, e celebrazione delle Messe.
- Circa l’orazion mentale, la confessione, e Comunion Sagramentale comandata ogni 8 giorni ai laici e ai chierici.
- La veste ed il mantello talari.
- L’ubbidienza esatta ai Superiori.
- La povertà e vita comune.
- La Castità.
- Il Digiuno nei venerdi di tutto l’anno, eccettuati quelli frapposti alla Pasqua di Risurrezione, sino alla Pentecoste; e il digiuno Quaresimale da cominciare la feria 2° di Quinquagesima. La Disciplina o in pubblico o in privato a giudizio del Preposto. Che nessuno esca, o ritorni senza la benedizione del Superiore, suoni l’Ave Maria di sera.
- Potendosi si esca con il compagno.
- Che i laici portin la braca più corta, ed il mantello alla stessa maniera sino a mezza gamba; e che invece dell’ufficio divino recitino quello della B.V. oppure per il mattutino recitino l’orazion dominicale, e salutazione angelica 12 volte, e per ciascuna ora 5 volte la replichino.

- Fu ordinato ancora che il Preposito Generale od il suo Vicario possano fare di nuovo alcune ordinazioni particolare nelle visite secondo l’opportunità dei luoghi e dei tempi; ed in ordine ai costumi dispensare in qualche caso nelle regole fatte, e da farsi, giusta la necessità e la carità; ma che non possa però togliere ed allevare nella loro sostanza le dette Ordinazioni.
- Fu dichiarato che le Costituzioni non obbligano a colpa grave mortale, ma soggetta i trasgressori a pene temporali da prefiggersi.

- Fu ancora latinamente concepita una Esortazione Pastorale che avvisa essere così li Professi obbligati ai voti, che né sacerdoti né Sommi Pontefici possano dispensarli, obbligando più il voto del giuramento preservato in giudizio. Passa poi a insinuare l’ Amor di Dio, l’umiltà, ed il distacco dalle cose temporali, la carità vicendevole. Insinua per fine la divozione alli Santi Agostino, Benedetto, Bernardo, Francesco, Domenico Patriarchi di tante Religioni, quai chiari lumi da immitarsi e conchiude: <Ad laudem et gloriam Dei Omnipotentis, et honorem gloriosissimae Virginis Mariae, et Sanctorum Patrum nostrorum Augustini et Maioli, et omnium Angelorum et Sanctorum, et ad salutem nostram, statuae sunt, suprascriptae Costitutiones seu Ordinationes, die primo Maii MDLXVIII>.

- Si lessero in questo Capitolo alcune lettere, l’una delli Governatori degli Orfani di S. Maria di Loreto di Napoli in data li delli 12 maggio 1568 e sottoscritta da Gianfrancesco d’Alessandro, Prospero dell’ Induino, Gianandrea Solaro, Antonino di Pietro, Giandomenico de lega e Ferrante Campanile. ln questa lettera dicono, esser molto tempo che per il governo di quegli orfani desiderano in Napoli alcuno della Congregazione aver pregato certo Prete D. Girolamo Ferro regolare (Teatino) e venuto da Venezia, ad adoprarsi col nostro Superior (era il P. Giovanni Scotto) perché abbracci il peso del governo, siccome intendono che si è fatto in molte città d’ Italia, con gran servizio del Signore e beneficio dell’anime.
- La seconda lettera parimenti è di Napoli in data delli 9 agosto 1568 sottoscritta dalli Governatori degli orfani di S. Maria di Loreto: Gianfrancesco d’Alessandro, Ferrante Campanile e Giandomenico de lega in cui ringraziano il Padre Scotto d’aver con la risposta delli 12 luglio fatto sperare d’assumere quel governo degli orfani, mandando i capitoli. Che ne faranno parola col Vecchi come protettore del pio luogo, sperando che da lui saranno approvati detti capitoli, e che ogni prestezza manderanno l’ultimata conclusione, avendo sopra ciò più diffusamente scritto al P. D. Girolamo Ferro Preposto in Venezia de Preti Regolari etc.
- La 3° lettera da Napoli in data delli 16 ottobre 1568 sottoscritta da Gianfrancesco d’Alessandro Rettore, Giandomenico di Lega e Ferrante Campanile. Spiega d’aver scritto al P. Ferro in Venezia l’ultima risoluzione della venuta de’ nostri al governo del pio luogo, in quel numero che sarà giudicato bastevole, inviando ducati 50 per il viaggio etc.
- Furono spediti adunque a Napoli li Padri D. Gianmaria Ballada, D. Andrea Visino, Vincenzo da Bergamo, Giacomo Grittoni, Francesco da Monticelli ed un giovane degli orfani di Genova etc.” (ACS, p. 62-64).

035 “1570. Alli 10 aprile fu congregato il Capitolo nella Misericordia di Brescia, in cui fu confermato:
rev. D. Angiolmarco Gambarana Preposito Generale an. 2
Consiglieri: D. Francesco Faurio an. 1, D. Giovanni Scotto an. 2
Definitori: D. Bernardino de Castellani, D. Bernardino de Piacentini e D. Gianmaria Ballada.
Consigliere: D. Guglielmo Tonso.

- Il card. Morone chiama li nostri Padri al governo dell’ Opera in Roma, e fu conchiuso d’accettarla, e mandar persone.
- Invito dei Figli Presidenti d’Alessandria a nostri per assister a quell’ Opera; e risoluzione presa di mandare a vederla.
- Si propone di pagar il quindennio per S. Maiolo, ed ottener la confermazione; e fu conchiuso di far l’istromento per pagar il detto quindennio; e lo stesso per la chiesa di S. Geroldo in Cremona obbligando li soli beni di detta chiesa, e levandosi le bolle a nome della nostra Religione.
- Fu accettata l’ Opera di Siena.
- E’ confermata l’accettazione seguita in un altro Capitolo dell’opera di Modena.
- Venne eziandio accettata l’opera di Napoli (S. Maria di Loreto, ndr.) e deputati a quella furono: D. Gianmaria Ballada, Giorgio da Vercelli e Antonio da Nove. Li capitoli furono (numerazione aggiunta, ndr.):

1. Che sia in libertà della Congregazione di Somasca il governo di detto luogo, mandando in altre case li detti orfani, e da altri luoghi altri conducendo in Napoli, secondo che da noi si giudicherà esser espediente; il che s’intende ancor dei ministri, concedendo ai medesimi il dinaro per il viaggio.
2. Che li dinari delle elemosine e dei lavori se ne stiano appresso del nostro sacerdote, e questi possa spenderli in uso della casa, notando ogni cosa per giustificarsi appresso il Romano Prelato, e i sig.ri Maestri; che volendo li sig.ri Governatori vedere i conti, v’intervenga sempre il P. Rettore che sarà pro tempore.
3. Che subito sarà accettata da sig.ri Maestri e Governatori la nostra Congregazione, e arrivati colà saranno il P. Rettore e Ministri, sieno gli orfani presentati loro.
4. E li sig.ri Maestri non s’intromettano più nell’ Opera lasciando tutto il governo alla Congregazione.
5. Che se alcuno de vecchi ministri vorrà essere dei Fratelli della nostra Congregazione, in tal caso si scriverà al R.mo P. Preposito, non potendosi li ministri adulti ricevere senza sua partecipazione.
6. Che sia in libertà de sig.ri ministri accettare gli orfani; ma che quel ministro che proporrà alcun d’essi dia sicurtà alla casa, che sia veramente orfano, altrimenti pagherà alla casa le spese fatte per il medesimo.
7. Che sia in libertà del P. Rettore, e della Congregazione il licenziar quelli che vorranno.
8. Che volendo li ministri, e Governatori impiegar alcun orfano in qualche arte o sercizio sia libero al P. Rettore dargli quello che stimerà.
9. Che il P. Rettore presenti gli orfani adulti, che non sono opportuni per la casa a sig.ri Ministri e Governatori, e questi dien loro ricapito.
10. Che sia in libertà della nostra Congregazione, accettar persone adulte alla Congregazione medesima o per sacerdoti o per laici; e che a tenore del Breve di sua Santità R.ma P. Preposito Generale possa uantare (? ndr.) o lasciare i ministri Religiosi.
11. Che la nostra Congregazione elegge per Protettor delle case l’ Ill.mo Sergio Capoano (si legge male, ndr.), il quale debba ogni anno eleggere un Cavagliere ad assisterci in quei bisogni, che occorreranno, ma solamente quando sia da noi richiesto, e non di propia volontà etc.

- Fu letta una lettera del sig. Cardinale Morone di Roma in data li 22 febbraio di quest’anno, in cui a nome proprio come Protettore, ed a nome della Congregazione degli orfani, prega il P. Preposito a ricevere il governo di detti orfani in Roma, secondo che si è convenuto (dice egli) col P. Gianmaria Ballada etc.
- Altra lettera del medesimo tenore sotto li 21 febbraio scrivendo ancora li Sigg.ri Deputati del Pio luogo; asserendo d’essere di tutto convenuti col P. D. Gianmaria Ballada, nel passaggio che fece a Roma conducendosi a Napoli.
- In esecuzione adonque di queste lettere, fu mandato a Roma il P. Giovanni Scotto alli 20 aprile di quest’anno etc.
- Gli Anziani e Presidenti della città d’ Alessandria, scrissero altresì loro lettera d’invito ai Padri, per assumere il governo di quei loro orfani, il di cui luogo trovavasi giò con qualche edificio, e qualche onesta entrata; la lettera è data li 30 marzo di quest’anno.
- Sotto l’istesso giorno ed anno scrisse una simile lettera d’invito in Alessandria per governar quegli orfani il sig. Giacomo Maria Arnuzio Dott.r di quel magnifico Consiglio, raccontando che molti anni sono diede principio ad una compagnia d’orfani l’ Ill. Arciprete Arnuzzi suo zio, avendo questa magnifica Comunità ottenuto in donativo un buon pezzo di sito, in cui avendo lo stesso fatti alcuni edifizi, gli orfani si ritrovavano onestamente alloggiati. Soggionse che il detto ill.mo Arciprete morto nell’anno passato (1569, ndr.), ha lasciato per detti orfani un legato di mille scudi; onde egli come nipote, ed erede desiderava che quest’opera avesse un buon governo dalla nostra Congregazione etc. (ACS, p. 65-68).

Seguono, nel testo citato (ACS, p. 68-73) gli Elogia (cf. F12) di:

Minotti Francesco
Brocco Bartolomeo
Bottoni Cesare
Fornasario Gianbattista
Brocco Gabriele
Cavallini Pietro Antonio.

036 “1571. Fu congregato il Capitolo in Trivulzio alli 29 aprile ed ivi fu decretato che la elezione del Preposito e de Consiglieri si facesse dai sacerdoti Professi, secondo i Canoni.
- Eletto Vocale con voce in Capitolo D. Giovanni Curselli da Chiavena.
- Sono ammessi all’anno di approbazione: D. Giacomo Maria da Genova, D. Gioanantonio da Invrea alias Preposito di S. Fausto Diocesi Milanese.
- Furono ammessi alla Professione Mr. Battista Zotti da Genova zoppo, e professato li 29 giugno di quest’anno; Silvestro Noris da Bergamo professato li 12 maggio; D. Camillo Coloni da Bergamo, ossia da Venezia, avendo domandata la Professione al P. Visitatore D. Giovanni Scotto 23 aprile 1572; fr. Gianstefano Silva da Milano, professato li 4 maggio.
- Dette le colpe more solito fu eletto dalli sacerdoti Professi D. Francesco Faurio da Trento Preposito Generale an. 1; Consiglieri: D. Giovanni Scotto an. 3, D. Bernardino de Castellani an. 1; Consigliere: D. Guglielmo Tunsis an. 2; Definitori: D. Angiolmarco Gambarana, D. Francesco Minotto, D. Girolamo Vicentino e D. Gianfrancesco Quarterii.
- Che nessuno sia ammesso alla Professione, che non sia accettato da 6 voti favorevoli de Professi.
- Fu proposto d’affittar la casa di S. Maiolo, dove sta il Procuratore, e fu rimesso al P. Generale.
- Ordine che portando alcuno robba di momento alla Congregazione, si faccia di quella subito un inventario.
- Non è accettata l’ Opera degli Incurabili di Venezia per inopia di ministri.
- Ordine che si lasci in Somasca la cura dell’anime, e che là si deputi un Rettore, e ministri.
- Che partendo alcuno da un’ Opera, lasci l’inventario.
- Che il Visitatore vada ad osservar l’ Opera di Alessandria.
- Che per l’ Opera di Verona, se gli mandino li capitoli.
- Si dia aiuto, potendosi, all’ Opera di Como.
- Avendo la felice memoria di Mr. Don Agostino Luna lasciata una possessione al luogo di Tortona, col carico della cura dello Spedale, fu risoluto di far ciò che conviene.
- Ordinate le Ore Canoniche nella chiesa di S. Maiolo di Pavia, a direzione del P. Vicario.
- D. Giovanni Catalano Sicigliano fu ammesso alla professione li 4 maggio. Fu altresì accettato alla professione Giampietro Cieco (Cino? ndr.). Giampaolo de Caligari che professò li 4 maggio.
- Si accettano cinque messe per ciascuna settima da Giannenrico de Fornari, in S. Maiolo.
- Decreto che si conservi il Segreto delle cose trattate nel Capitolo.
- Che nessuno tenga dinaro fuorché chi amministra le cose della casa, il quale non avendo a render conto ai Protettori, il rendano alli nostri Visitatori.
- Decreto che nell’accettazione de luoghi si osservino inviolabilmente gli infrascritti capitoli:

1. Che vi sia chiesa, od oratorio per le messe, uffici e orazioni degli orfani, e per tener il SS.mo Sacramento per quegli che si comunicano frequentemente.
2. Che il luogo sia libero, onesto, separato da donne. Vi sia un dormitorio capace di tanti letti quanti sono i figlioli, e che tutti veder si possino al lume d’una lampada, che starà accesa di notte.
3. Che siavi un altro luogo capace in cui assieme lavorar possano.
4. Che non entri alcuna donna; e li soli uomini si ammettano col suono del campanello alla porta.
5. Che la Congregazione de Sig.ri Protettori non si muti, se non nei casi di qualche disordine; e se la città vorrà mutarli ogni anno, non si accetti la cura del pio luogo, succedendo in simili mutazioni confusione, e affanno ai ministri di casa, perché ognuno delli Sig.ri Deputati vol dimostrar la propria autorità.
6. Che li Sig.ri Protettori non accettino che figlioli orfani, e d’anni sette, domandando prima al commesso se vi sia luogo.
7. Che da medesimi Protettori sieno i figlioli applicati a qualche arte, e visitati almeno una volta al mese ma quelli però solamente, che saran loro proposti dalli ministri di casa.
8. Che li stessi non si intromettano circa la partenza o permanenza de ministri, i quali dipendono da soli capitoli e Visitatori.
9. Che li stessi non accettino nessun uomo in casa, senza il consenso del sacerdote, e de ministri.
10. Che per fare la Congrega, vi sieno sempre presenti il sacerdote, ed il commesso per schivar le confusioni.
- Che il Tesoriere e lo Spenditore spendino secondo le polizze mandate dal sacerdote, o commesso, e non altrimenti.
- Che il sacerdote tenga una chiave del dinaro, e l’altra il cassiere.
- Che dove i denari de lavorieri e l’elemosine stanno appresso del sacerdote, spendendo il commesso, od altra persona, tenga conto fedele, per darne scarico ai Visitatori.
- Che si possa tener quei sacerdoti, e ministri che paran necessari coi loro coadiutore.
- Che dal superiore, o sacerdote si possano mutare dette persone, ed anche qualche orfano, senza ricever impedimento.
- Che si possano alloggiare almeno per qualche notte, quegli dell’altre case, che passano, e qualche amico.
- Che li ministri possano insegnare agli orfani, a leggere, e le buone arti, in casa, senza mandarli alle botteghe.
- Che a quelli che partiranno per un altro luogo, se gli possa somministrare il viatico.
- Che accettandosi qualche fondazione in avvenire, non si accetti la compagnia de Protettori per fuggire i contrasti, ma oltre il Vescovo si elegga uno della città per nostro Conservatore, e Protettore; il che si faccia anche in quei luoghi dove li protettori sono già introdotti.
- In fine chela Compagnia non serva ai luoghi di donne etc.” (ACS, p. 74-77).

037 “1571. Dieta. Alli 19 agosto si congregarono in Brescia il P. Generale con li due suoi Consiglieri, e quattro altri a modo di Capitolo.
- Fu determinato che si visitasse l’ Opera di Roma dal P. Generale e che il medesimo con un compagno visitasse ancora quella di Napoli, conducendo seco il P. D. Francesco Minotti eletto Rettore di quel pio luogo.
- Decreto che per l’assenza del P. Generale si eleggesse un Vicario Generale, alla quale carica fu assunto il P.D. Giovanni Scotto.
- Vien data autorità al P. Generale visitando l’opare di Siena, Roma e Napoli di far quei provvedimenti che sembragli necessari.
- Dato ordine al P.D. Bernardino Castellani Consigliere di levar le 2 M.a del Macagna in Pavia, per comperare certa possessione in Tortona, pagando alla Colombina il fitto di detti denari.
- Fu ancora decretato che con li dinari de Venezia si comperasse per S. Maiolo di Pavia altra possessione etc.
- Il P.D. Bernardino Castellani autorizzato con mandato del P. Generale fu deputato a visitar il luogo di Alessandria con piena podestà.
- Furono accettati alla professione Giovanni qu. Bartolomeo della Cornice Genovese, Venturino delli dep.ti dello Spedale di Bergamo.
- Decreto che si suplichi a Roma l’immediata soggezione alla Santa Sede della Religion nostra con tutti i luoghi che ella possiede; di poter elegger uno o più Conservatori, e questi mutare ad arbitrio della Congregazione. Che siaci conceduta la elezione di qualunque sorta di decima, e comunicar possiamo li privilegi degli orfani di Roma, e de Mendicanti.
- Che non sia ammesso alcuno alla probazione, che non sia stato per qualche giorno tra noi, salvo per qualche urgente causa, e tutto per il consenso del P. Generale.
- Che per la cura di Somasca s’intenda la mente del Borromeo, ed accettandola sia senza soggezion de Prelati, e in libertà del P. Generale, e della Compagnia mettere a lavorare a suo beneplacito persona assisti (? ndr.), senza l’obbligo di presentarla; ed officiar sempre alla Romana.
- Che in tutti li Capitoli li sacerdoti dicano una messa ed un ufficio da morto per MR. Zannino da Bergamo.
- Che circa le putte di S. Catterina di Milano, intendendosi chi li ministri abiano fatti gli ufficiali, e Ministri di casa senza nostra partecipazione, in tal caso si levi il confessore.
- Decreto che nel visitar i luoghi il P. Visitatore entri in Chiesa e raccolto con la famiglia faccia con quella orazione, poi tutti lo abbraccino, e ricevano la benedizione. Visiti le camere, le cose della chiesa e del SS. Sagramento. Osservino se li ministri frequentino i SS. Sagramenti, l’orazion vocale e mentale. Se maneggiasi denari veda i conti, osservi se i putti imparano a leggere e scrivere, e se a tavola si legge la vita cristiana, intenda i difetti, se vi è scandalo in casa, o fuori, e se sono osservati gli ordini; dovrà esaminar la vocazione de nostri Professi, se tutti hanno il loro vitto, e vestito; se alcuno tenga denari senza licenza; e se donne o altre persone praticano la casa, se escon di Collegio soli o accompagnati. Se vi è alcuna differenza o coi Protettori, o con altri; se gli Ufficiali di casa fanno il dover loro; se vi è l’inventario dei libri od altro; come sono trattati gli infermi e i forestieri; come li figlioli sono netti, e ben custumati; dove si confessano i sacerdoti; interrogare i chierici e i sacerdoti novizi delle dimessorie, e degli ordini, come siano ordinati; farsi notificar da professi li loro beni stabili, e le pretenzioni che aver possono, e farli rinunziare le loro ragioni, essendo della Religione” (ACS, p. 78-80).

038 “1571. Sotto il 9 novembre di quest’anno, si rogarono in Napoli li Capitoli di S. Maria di Loreto, per Gio. Giac.o Summanunzio publico Notaio, i quali Capitoli cominciano nella maniera che segue:

In Nomine Domini Nostri, Iesu Christi.
Mossi dalla carità che ci stringe a governar gli Orfani, come è officio nostro, non abiamo voluto mancare di venire a questa Nobilissima città, con grave travagli, fatiche, ed infermità, e morte, chiamati dalla felice memoria delli Illus.mo Sig.r Duca di Monteleone, dopo il quale è successo l’ Eccell. Signore Gio. Andrea de Curtis Protettore, e Sig.ri Maestri, li quali medesimamente desiderano, che per ogni modo pigliamo sopra di noi l’impresa degli Orfani, e di tutta la casa, e chiesa di S. Maria di Loreto; ma vedendo quanti sieno mutabili le cose del mondo e varie l’opinione degli uomini, e che non è spediente, né condecente, che la Nostra Religione e Professi sieno tenuti ad obbedire, se non al suo P. Proposito, e non sottomettersi ai Laici, ed ai secolari, abbiamo determinato di far gli infrascritti Capitoli, avendo da pigliar quest’ Impresa:

1. Noi D. Francesco di Trento Preposito Generale della Religione di S. Maiolo di Pavia della Congregazion di Somasca, in nome della quale domandiam e vogliamo, avendo a governar gli Orfani, la casa di S. Maria di Loreto di Napoli, che il Sig.r Protettore l’ Eccell. Sig. Gianandrea de Curtis, con li Sig.ri Ministri di presente, e che in futuro succederanno, non possano né spiritualmente né temporalmente per nessun modo impedirci ad officiar la chiesa, né molestarci nel governo di essa chiesa, e che sia in poter nostro, ogni cosa di detta chiesa, e li sacerdoti che li piglieranno per officiarla sieno soggetti al Rettore, il quale autorità propria possa licenziarli o mutarli.
2. E più vogliamo che sia in arbitrio del Rettore senza riceverne impedimento, l’amministrare liberamente gli Orfani, ed altri Ministri nei costumi, lettere, ed esercizii, giusto l’ Ordine della Congregazione.
3. Sia in mano dello stesso Rettore accettare ministri a suo beneplacito, ed in caso di mandarli altrove; o farne venire da Lombardia li sig.ri Maestri somministrino il denaro sufficiente per il viatico.
4. Domandiamo che il Sig. Protettore, e li sigg.ri Maestri i quali escono di officio, et il Rettor della Casa, presentino per maestri persone timorate di Dio, e che si confessino, e si comunichino almeno la 3° Domenica d’ogni mese, e che questi senza il consentimento del Rettore, ovvero del comesso non accettino orfani minori di sette anni, e darli fuori di casa per imparare qualche arte.
5. Che sucedendo alcun disordine il Rettore rimedii, e dia notizia al suo Superiore, senza che nessuno imprenda cotest’incombenza.
6. Che li Sig.ri Maestri provveggano le cose necessarie per la casa del vitto e del vestito, e libri per la scola etc. dando al nostro commesso denari da spendere al minuto con riportarne i conti.
7. Che contravvenendo il S. Protettore, e Sig.ri Ministri a questi Capitoli, sia in nostra libertà di partire; e restituirci in Lombardia, dandoci il modo di mettersi in cammin con tutte le nostre robbe.
8. In fine che si comperi il più presto che sia possibile un luogo da servir per gli infermi etc.” (ACS, p. 80-82).

039 “1572. Fu congregato il Capitolo li 20 aprile in S. Maiolo di Pavia.
- Vennero accettati alla Professione:
D. Antonio Bozzia da Trento,
D. Antonio Locatelli da Mapello Dioc. di Bergamo,
D. Luigi Migliorini da Padova,
D. Gianmaria Cornali di Cremona,
D. Batta de Capelleri da Verona,
D. Giacomomaria Stassani da Genova,
D. Camillo Caloni da Venezia,
D. Tomaso Viggioli da Savona.
- Fu confermato P. Generale an. 2 D. Francesco Faurio da Trento, D. Bernardino Castellani Consigliere an. 2, D. Angiolmarco Gambarana Consigliere an. 1, D. Guglielmo Tonsis Cancelliere an. 3.
- Venne decretato di dar aiuto all’ Opera d’ Alessandria.
- Visitar l’ Opera di Forlì, senza carico della Compagnia.
- Non fu accettato per penuria di ministri il luogo di Verallo offerto dal Sig. Giacomo d’ Adda.
- Parlatosi del luogo di Lodi, fu conchiuso che il P. Generale co’ suoi consiglieri determinino.
- Per il luogo di Mantova fu deputato D. Giovanni Cataneo di parlarne a Mons. Rev.mo.
- Furono eletti definitori D. Giovanni Scotto, D. Rinaldo da Salò, Don Giovanni Sicigliano e D. Gianfrancesco Quarteri.
- Ordine, che si stampino le Bolle, e Privilegii per darne copia a tutte le case della Congregazione.
- Che dal Capitelo si dieno le patenti al P. Generale, ed a Rettori del loro officio.
- Che abian voce in Capitolo quei solamente che hanno il governo, o che sono chiamati, e data loro la voce dal P. Generale coi Consiglieri.
- Che chi averà cura del Capitolo, sia ancora Correttore del medesimo.
- Non fu accettata l’ Opera di Biella” (ACS, p. 84s).

040 “1573. In S. Gio. Battista di Genova si congregò il Capitolo li 6 aprile. Furono confermati, ed eletti alle cariche definitoriali:
Don Francesco da Trento Preposito Generale an. 3,
Consiglieri: D. Bernardino de Castellani an. 3, D. Giovanni Scotto an. 1;
Consigliere: D. Gio. Guglielmo Tonso an. 4.
Definitori: D. Bernardo de Piacentini, D. Alessandro da Genova, D. Primo de Conti (è la prima volta che compare in carica, ndr.), D. Girolamo Quartero.
- Furono accettati alla probazione: Giampietro Locatelli da Seronno (Saronno?, ndr.).
- Accettata la chiesa di S. Biagio di Montecitorio in Roma, con la convenzione, e patto di pagare scudi 400 per una volta sola, e scudi 50 ogni anno in perpetuo, o pur redimere quest’annuo Canone con altri scudi 700 per una volta sola.
- Fu proposto di mandar persone al governo de Putti incurabili di Venezia.
- Venne proposto ancora il luogo dei derelitti di Verona, e fu risoluto che si scrivesse a Mons. Vescovo, ed al Sig. Nicolò, che quando s’accettino li nostri Capitoli, si provvederà dar aiuto alla pia Opera.
- Decreto che l’orazion vocale della sera, si cominci col Confiteor.
- Data la facoltà al P. Generale di eleggersi un Vicario che per lui assente governi la Congregazione, e fu pubblicamente nominato il P. D. Giovanni Scotto.
- Ordine di poter impetrar da Roma un tra gli’altri privilegi quello di poter elegger un Conservatore di ciascuna Casa.
- Furono ammessi alla Professione:
Andrea dell’ Aqua di Pavia;
Lorenzo Peciana da Vercelli;
D. Girolamo Novelli da Vicenza q.m Giuglio da Padova, e Laura da Verona abitanti in Vicenza, dove nacque detto Girolamo li 15 gennaio 1557, compiuto l’anno della Probazione li 20 aprile 1573;
Genesio Portesano da Cremona laico;
Giampietro Pallavicini;
Giambattista Moro bergamasco;
Gregorio Pinciboni da Savona;
Giorgio Capellini da Savona.
- Furono rogati da Giannantonio Rotaglia Notaio Genovese l’istromento dell’elezione del P. Generale, e confermato quello che detto P. Generale fece in Roma per la chiesa di S. Biagio di Monte Citorio” (ACS, p. 88s).

041 “1574. Si celebrò il Capitolo nel pio luogo di S. Martino di Milano li 25 aprile.
- Decreto che fatta l’elezione del Proposto Generale, si andasse in chiesa dicendo l’ Inno Te Deum &.
- Che nel Canone della Messa, dove si dice Antistite nostro si facesse memoria del P. Generale (= poi proibito da Roma).
- Furono accettati alla professione: Matteo Bajardo Savonese.
- Fu ordinato che nessuno avesse voce in capitolo, che non fosse accettato dallo stesso capitolo.
- Quindi furono eletti Vocali del Capitolo D. Giambattista Assaretti (Assereto, ndr.) genovese, D. Guglielmo Bramicelli da Milano.
- Privati di voce chi rivela fuori di Capitolo le cose trattate in quello, oltre alle pene ad arbitrio del P. Generale, secondo la colpa. Li non professi non s’introducano nel Capitolo, se non per cagione di dire le colpe loro.
- Furono alle cariche definitoriali eletti li seguenti:
D. Gio. Scotto Preposito Generale an. 1
Consiglieri D. Francesco da Trento an. 1, D. Rinaldo da Salò an. 1
Cancelliere D. Gio. Gugliemino Toso da Pavia an. 3
Definitori D. Bernardino de Castellani, D. Alessio da Genova, D. Girolamo da Bergamo e D. Girolamo Vicentino.
- Fu trattato del luogo di Massa, ma non seguìì risoluzione, per non essersi ricevute lettere di proposizione.
- Si trattò di dar persone al Seminario di Napoli, e fu data commissione a D. Francesco da Trento di scrivere a D. Giampaolo da Como di ms. Marco il quale è alla vita Cristiana di Roma, e dargli aiuto quando si potrà.
- Decreto che nelle nostre Chiese si introduca il canto fermo, che si possano tener Organi.
- Essendosi parlato dell’ Opera di Forlì, fu determinato di lasciarvi Giovanni da Como; e che quegli che anderà a Roma in passando s’informi del tutto, massime della cura delle donne.
- Delle cose di Lodi fu deputato il P. D. Francesco da Trento a vedere , e a riferire.
- Di comune consentimento fu dato il nome di S. Girolamo alla Colombara presso Milano.
- Ordine che nessuno accetti persona adulta senza licenza del P. Generale salvo per bisogno della casa.
- Che nessuno dorma sopra la piuma senza necessità e licenza. Che non porti pelliccia longa. Che senza viglietto del P. Proposto non si diano denari ai viandanti, né si manchi al loro bisogno. Che nessuno si confessi fuori di casa.
- Furono ammessi alla professione:

Francesco Gavardo,
D. Girolamo Novellio vicentino accettato l’anno passato, e differitagli la professione per dubbio del tempo,
Alessandro Pallavicini,
Cristoforo da Chidù (Chiuduno, ndr.),
Gianfrancesco Semini da Genova,
Giorgio da Banecchio (Bavecchio? ndr.) Bresciano laico,
Bartolomeo Carissio (Canisio? ndr.) da Vercelli.

- Fu ordinato che al settembre il P. Generale si porti in Venezia con due sacerdoti, per veder ciò che domandano.
- Venne accettato alla Congregazione Nicolò q.m Donato de Quadri da Ponte.
- Per gli orfani di Tortona fu deputato il Bernardino.
- Resta risoluta l’accettazione del luogo di Carignano in Genova, quando sia esibito.
- Fu accettato in S. Martino Agostino de Rossi da Brescia.
- Ammesso alla professione Gianantonio Cavagnan da Lodi e Giangiacomo de Leoni di Napoli.
- Essendosi parlato di dar Ministri al collegio di Pavia del Cardinal Borromeo, si conchiuse d’intender prima la volontà, e le proposizioni del medesimo.
- Decretato che si lasci la cura delle figliole di S. Catterina se il R.mo Cardinal Borromeo non lo comanda, dandoci l’amministrazione de voti” (ACS, p. 104-106).


042 “1575. In S. Biagio di Monte Citorio di Roma si congregò il Capitolo li 18 aprile.
- Il P. D. Giovanni Scotto Preposito Generale fermossi infermo in Siena, e non potendo al Capitolo intervenire, spedì li due Professi Don Alessandro Cimarelli genovese, e Battista Moro con l’istromento della sua elezione, e lettere indirizzate al P. Francesco da Trento ed al Capitolo, contenenti la deputazione del D. P. Francesco in suo Vicario.
- Furono conservati ed eletti alle cariche definitoriali:
D. Gio. Scotto Preposito Generale an.2,
Consiglieri D. Francesco da Trento an. 2, D. Alessandro Cimarelli an. 1,
Definitori D. Giovanni Ceffali (Coffali, Cossali? ndr.) siciliano, D. Camillo Caloni veneziano, D. Francesco Gavardo bresciano, D. Vincenzo Urgnano,
Cancelliere D. Camillo Dalico savonese.
- Furono ammessi alla professione:

D. Antonio Righini,
D. Galeazzo Giroldo,
Giampietro Riva milanese,
Giangiacomo Gironda Genovese,
Secondo Caldani d’ Invrea Piemontese laico.

- Il Rev.do Prete D. Antonio Robustello supplica d’essere liberato di un obbligazione per la nostra Congregazione fatta sopra di una sua casa; e viene data autorità al P. Generale, ed al Rettore di S. Martino di obbligar invece la casa annessa alla chiesa di S. Martino.
- Fu accettata l’opera di Lodi.
- Furono fatte altre ordinazioni, ma ritrattate nel seguente Capitolo di Pavia, S. Maiolo” (ACS, p. 107-108).

043 “1576. Fu congregato il Capitolo in S. Maiolo di Pavia li 7 maggio.
- Vennero accetti per aver voce nel Capitolo i seguenti Vocali:
Don Bartolomeo Brocco da Casale,
Don Agostino Manenti da Brescia,
Don Girolamo Tinto da Cremona,
Don Luigi Migliorini da Padova,
Don Francesco Cusi da Bellinzona,
Don Francesco Gavanti da Brescia.
- Fu accettato alla professione: Giambattista Broggio da Milano.
- D. Giovanni Scotto Prep. Generale an. 3; Consiglieri D. Francesco da Trento an. 3, D. Alessandro Cimarelli da Genova an. 2; Definitori D. Bernardino Castellani, D. Gianantonio Boffino da Milano, D. Giambattista Gonelli da Savona, D. Luigi Migliorini da Padova.
- Fu accettata e suffragata la parrocchiale di S. Siro di Alessandria supplicando alla Santa Sede di Roma li parrocchiani, senza nostro intervento.
- Fu accettata la parrocchia di S. Maddalena di Genova.
- Conceduto al prete Antonio Robustelli di disobbligarsi della promessa fatta per S. Martino di Milano obbligando invece li beni della Colombara, dove sonosi spesi i denari, e non altrimenti.
- Fu conchiuso e confermato che li Superiori dei Collegi si chiamino Proposto, il che fu determinato nel precedente Capitolo di Roma. Fu altresì accettata l’opera di Macerata, purché sia libera da Deputati, e di tal condizione se ne scrivi a mons. Vescovo, e non altrimenti.
- Fu risoluto di dar aiuto alla Confratgernita di Santa Maria di Loreto in Tortona, senza pigliare la cura d’anime medesima per li molti fastidi che l’anno dal Vescovo, e dal Seminario.
- Si deliberò di non tener cura dei Chierici di Piacenza.
- Che si impetrino da Roma i Privilegi delle censure e irregolarità.
- Che si conservi la Compagnia dei Gentilhuomini di Genova, che nelle feste della Pentecoste tutti assieme vengano a far elezione del Priore, de Protettori e altri Officiali, e che si esortino li detti Protettori a convenire ogni prima domenica del mese per fare li soliti uffizi.
- Che li successori non mutino le cose stabilite da suoi Predecessori senza facoltà del P. Generale.
- Che chi non ha governo non tenga denari senza licenza del P. Generale in iscritto, e sigillata col sigillo della Religione.
- Che si accetti da Ms. Antonio Scarpone l’elemosina per le due Messe.
- Fu accettato alla professione D. Andrea de Baldessari da Soncino Cremonese.
- Fu decretato che nei Collegi non si vada a morto, se non nelle proprie parrocchie.
- Che nessuno sia ammesso alla professione, che non ahbia 2/3 dei voti in favore.
- Che non si facciano Ferraioli di vaglia, ma di panno, alti quattro dita dal collo del piede, e col collare alto tre dita &.
- Che i Laici non portino capelli aguzzi e calzoni imborsati, che la vesta sia lunga a mezza gamba col ferraiolo più corto quattro dita” (ACS, p. 110-112).

044 “1577. Non si congregò di quest’anno il Capitolo per il contaggio” (ACS, p. 114). cf. la peste iniziata il 1576.

045 “1578. Li 19 aprile nel nostro luogo di S. Martino di Milano fu raccolto il Capitolo.
- Furono accettati per Vocali ne Capitoli li seguenti: D. Cristoforo Croce, D. Pietro Gabella, D. Antonio Bozzia da Trento.
- Vennero eletti per empir le sedie definitoriali: D. Bernardino de Castellani Preposito Generale an. 1, Vicario Generale con autorità arbitraria al P. Generale D. Giovanni Scotto; Consiglieri: D. Giovanni Scotto an. 1, D. Luigi Migliorini an. 1; Cancelliere D. Guglielmo Toso da Pavia. Definitori: D. Giannantonio Boffino (Bottino?), D. Battista Gonelli (Gonella?), D. Girolamo Tedaldo (Tebaldo?), D. Gabriele Brocco.
- Per accettar la parrocchia di Alessandria fu risoluto che si aspettasse la risposta da Roma.
- Restò decretato che non si prendesse la cura delle Convertite di Genova, per inopia di persone.
- Che chi anderà a Vercelli passi a veder l’ Opera di Biella per poi determinare ciò che stimerassi spediente.
- Che si vada ad esaminar l’ Abazia di Romagnano per sapere ciò che farsi possa.
- Fu accettato alla Congregazione Nicolò de Julieti da Vercelli per chierico.
- Uscirono le seguenti ordinazioni:
- Che li proposti de’ collegi si mutino di tre in tre anni, riserbando al P. Generale et a Capitolo la libertà di confermarli, per cagione urgente.
- Che in S. Martino di Milano si celebrino almeno due messe.
- Che non si accetti la cura delle Orfane di Santa Catterina di Milano, e che si ringrazi Iddio Signore, che ne ha liberati da tale carico.
- Che suonato il segno d’andar al riposo, si osservi il silenzio, né alcuno prima della mattina entri nella camera dell’altro senza penitenza ad arbitrio del Padre Preposto. Inoltre che si osservi il silenzio a tavola, e si legga per tutto il tempo che si mangia.
- Che alle orazioni, ed uffizi non si aggiunga cosa alcuna, salvo per qualche gran bisogno, e con brevità.
- Che in tutti i luoghi si tenga la porta serrata, e un portinario da custodirla.
- Che li sacerdoti portino li mantelli di Saglia pannata in ogni tempo, concedendosi però l’uso dei già fatti sinché consumati sieno.
- Che li Propositi de Collegi non faccian compra né contratti appartenente al publico, senza l’assenso della Congregazione.
- Che ognuno si confessi dal Superiore della casa, o da un suo deputato.
- Che li sacerdoti nelle congreghe dican le colpe, così li commessi presente il Rettore.
- Che senza licenza in iscritto del P. Generale da pulpiti in chiesa; potendosi però esercitare i Giovani nel Refettorio.
- Nel Coro si stia a sedere dicendosi i salmi, e le lezioni solamente.
- Che si benedicano le vesti, quando si accetta alcuno alla professione.
- Che ne Collegi almeno ogni due mesi si riveggano li conti alla presenza di due sacerdoti.
- Che ne Collegi si costruiscano le carceri, né abbia autorità di far incarcerare che il P. Generale, e li visitatori.
- Che nessuno tenga denaro, ed altre cose in particolare senza licenza del suo P. Superiore.
- Che nessuno assuma carico da Vescovi senza licenza del P. Generale.
- Che niuno scriva lettere infamatorie, sotto le pene ad arbitrio del P. Generale e de Visitatori.
- Che nessuno scriva o riceva lettere senza licenza speciale del Superiore.
- Che si abia cura del Seminario di Pavia assegnandovi un ministro, e similmente della Accademia di Bergamo sinché sia il tempo terminato di tale obbligazione.
- Che non essendo stata canonica la professione, si dia l’anno di probazione a Battista Stella da Bergamo ed Alessandro Rampan (Rangan?) milanese.
- Che si impetri da Roma un Conservatore per tutta la Religione, e luoghi da quella posseduti.
- Che si elegga un Procuratore Generale, che sia assistente in Roma; e fu eletto don Cristoforo Croce da Pavia.
- Che li visitatori non obblighino nelle visite a confessarsi da esso loro.
- Che li Rettori non dicano le Colpe, che nel Capitolo” (ACS, p. 116-119).

046 “1579. Si congregò il Capitolo in Santa Maria Bianca di Ferrara li 2 maggio.
- Fu letta una lettera di mons. Patriarca di Venezia, ed ascoltata eziandio la relazione de magnifico sig.r Giambattista Contarini, che domandava aiuto per cominciare il suo Seminario.
- Fu accetto alla professione Gio. Meloni da Como.
- Ordine che il Superiore non possa alienar cosa benché minima della Religione e di chiesa senza la facoltà del Capitolo.
- Che il Superiore Generale non possa senza detto Capitolo far un Vicario Generale, Procuratore, e Visitatori Generali, né accettare niun sacerdote secolare maggiore di 40 anni, od altra persona incognita, senza assenso Capitolare.
- Che lo stesso Superiore, e vogliam dir Generale non dia luoghi a Propositi o Rettori d’ammettere alcuno alla professione in generale; ma che terminato l’anno della probazione proponerlo alla Congrega ed accettato darne ragguaglio al detto P. Generale ed attendere da lui la particolare licenza.
- Convocati 18 Vocali del Capitolo, distribuiron le cariche definitoriali come segue: D. Bernardino Castellani Prep. Generale an. 2, Consiglieri D. Gio. Scotto an. 2, D. Francesco da Trento an. 1, Vicario Generale D. Gio. Scotto an. 2; Definitori: D. Rinaldo da Salò, D. Giovanni Tedaldo, D. Luigi Migliorini e D. Gabriele Brocco. Cancelliere D. Battista Gonelli (Gonella, ndr.) da Savona.
- Decreto che il Cancelliere si elegga dal Capitolo e duri quanto il Generale.
- Fu eletto Vocale del Capitolo D. Guglielmo Pasquina da Vercelli.
- Venne risoluto che si accetti in Casa il Seminario di Tortona.
- Fu eletto Procuratore Generale in Roma il P. D. Francesco Faurio da Trento.
- Non fu accettata la permuta dei benefici semplici di Tortona, con la cura di S. Maria de Casali.
- Non fu accettato il luogo di Biella.
- Decreto che nell’accettar alla professione, nessuno abia voce nella Congregazione che non sia maggiore di anni 20.
- Che si abbruccino li scacchi, e sia gastigato chi gioca.
- Che il P. Cancelliere sia deputato a prendere possesso dei beni de nostri Professi, non esclusi però li Superiori locali relativamente agli effetti esistenti nella loro città, dandone ragguaglio al detto P. Cancielliere, ed al Generale, ed al Capitolo.
- Che coloro i quali rivelaranno li segreti della Religione, o diffameranno in qual si voglia maniera siano per triennio privi di voce, e soggetti ad altre pene, secondo la qualità del delitto da infliggersi eziandio da Superiori locali, consultando il P. Generale se la cosa fosse importante.
- Che il P. D. Francesco da Trento fabrichi alcune case presso S. Silvestro per utilità della Religione.
- Fu accettato alla professione Giannantonio de Rossi da Genova” (ACS, p. 119-121).

047 “1580. Il di 16 aprile nel palazzo del Seminario Parrocchiale (ma: Patriarcale!, ndr.) di Venezia fu congregato il Capitolo.
- Furono accettati ed eletti Vocali dal Capitolo D. Martino Lombardo e D. Batta. Fornasaro di Lodi.
- Furono eletti e confermati nelle cariche definitoriali: D. Bernardino Castellani Prep. Generale an. 3, Consiglieri: D. Giovanni Scotto an. 3, D. Francesco da Trento an. 2; Vicario Generale D. Giovanni Scotto an. 3; Procuratore Generale in Roma D. Francesco Faurio da Trento.
- Fu accettato alla professione Bartolomeo Loscardo da Varese.
- Vennero accettate le £. 100 in Pavia per 12 messe l’anno.
- Decreto che in tutti i nostri luoghi si reciti ogni mese un officio da morti per li defunti della nostra Congregazione.
- Che a Mons. di Alessandria si rescriva informandolo di quanto richiede intorno alla precedenza, e che si continui nel servizio di quel suo Seminario.
- Fu accettata la permuta dei nostri fitti di Alessandria con la possessione dello Spedale.
- Decreto che li definitori con il Cancelliere intervengano alle Deputazioni.
- Essendosi parlato di rientegrare li denari della Religione lasciati in Roma, fu risoluto che il P. Procuratore Generale procurasse di avere i privilegi, si servisse di detto denaro per le Bolle, ed il restante fosse applicato a S. Biagio.
- Che si procuri in Roma di aver S. Bartolomeo per Somasca.
- Che nessuno studi se non quelle scienze che saranno lui determinate, e che ciascuno renda ragione ogni anno dello studio fatto l’anno passato.
- Furono confermate le costituzioni fattesi nel Capitolo dell’anno scaduto in Ferrara.
- Decreto che chi non vorrà obbedire alla propria deputazione, sia privato d’ogni cibo, finché si rassegni.
- Che li Superiori nella loro partenza, consegnino ogni cosa a chi lasciano nel governo della casa, portandone l’inventario sottoscritto dal detto loro Vicario al Capitolo.
- Che li confessori amministrino il sacramento della Penitenza con cotta &.
- Furono interdetti li breviarij ed officij sordorati.
- Non fu accettata l’opera di Viterbo.
- Fu data facoltà al P. D. Francesco da Trento di offrire al Sig.r Cardinale di Vercelli scudi 200 per aver un luogo in detta città.
- Vennero eletti definitori: D. Giannantonio Boffini da Milano, D. Battista Assaretto da Genova, D. Gabriel Brocco e D. Luigi Migliorini.
- Furono eletti Visitatori: D. Francesco Faurio da Trento e D. Luigi Migliorini da Padova.
- Ordine che si ottenga da Roma la facoltà di poter alienare una casa con 13 tavole di terra pervenute da Francesco Canviana nostro professo, per impiegar il denaro in altro luogo più comodo &.
- Sopra un piccol libro delgi atti Capitolari che cominciano dal 1569 a quest’anno, si trova una nota delle nostre case scritta per quel che conghietturar posso dal P. Cancelliere D. Guglielmo Toso da Pavia:

Roma S. Biagio di Monte Citorio, e gl’ Orfani di S. Maria Aquario (Aquiro, ndr.),
Napoli S. Maria di Loreto,
Ferrara S. Maria Bianca,
Reggio gl’ Iuscanti (gli Innocenti, ndr.),
Cremona SS. Giroldo e Vitale,
Venezia gli Orfani di S. Giovanni e Paolo,
Vicenza S. Maria della Misericordia,
Brescia la Trinità e Misericordia,
Bergamo S. Martino,
Somasca S. Bartolomeo,
Vercelli In Betania,
Milano S. Martino, la Colombara, e Triulzio,
Pavia S. Maiolo e la Colombina,
Tortona S. Maria Piccola,
Genova S. Gio. Batta.,
Savona S. Lazaro” (ACS, p. 121-123).


048 “1581. Alli 10 aprile di quest’anno fu in S. Maiolo di Pavia congregato il Capitolo, e ad istanza del sig. Camillo Lodetto e del sig. Cristoforo Castelli Procuratori deputati delli sigg. Protettori degli Orfani di Brescia, si rinonziò a certi atti fatti in iscritura nella fondazione della chiesa della Misericordia sotto mons. Ballani vescovo, protestandosi di non voler pregiudicare ad alcuna ragione, che a detti Orfani competesse &.
- Si decretò che il Generale si eleggesse colla pluralità dei voti e quindi restarono nominati li seguenti: D. Giambattista da Savona de Gonelli Preposito Generale an. 1, D. Luigi Migliorini Vicario Generale, Francesco Faurio da Trento Consigliere an. 3, D. Bernardino Castellani consigliere an. 1, D. Gio. Scotto definitore, D. Alessio Cimarello definitore, D. Luigi Migliorini definitore, D. Guglielmo Tonso Cancelliere.
- Fu accettato per laico Francesco Viletto q.m Giacomo da Ressia Ducato di Savoia, e territorio d’ Ausi; ammesso alla professione Nicolò da Bergamo e Antonio Maria da Genova.
- Rifiuto delle scuole di Biella, e lasciata all’arbitrio del Generale l’accettazione degli Orfani di detta città.
- Elezione del Cardinal Madruzzo in Protettore della Congregazione.
- Decreto che nessuno sia ammesso allo studio, ed ordini sacri, che non siasi per un anno esercitato nel leggere lezioni.
- Che li novizi non si mandin a scuola, o far altri uffizi fuor di casa.
- Che li Proposti de Collegi sieno dal P. Generale, dalli due Consiglieri, dalli 4 definitori e dal Cancelliere eletti per vota secreta.
- Che nessuno sia ammesso alla Professione che con li due terzi dei voti 2/3 di quei Professi costituiti in ordine sacro in quel luogo &.
- Che l’elezione del Generale sia significata da un istrumento, e quella de’ Rettori dal nostro Cancelliere.
- Che nessuno abbia voce in Capitolo, se non colui che sarà ammesso dagli altri Vocali.
- Che il P. Generale non possa alienar senza assenso del Capitolo i beni stabili della Religione, né beni mobili della chiesa.
- Che il medesimo senza il detto assenso non possa far Vicarii, Procuratori, o Visitatori Generali.
- Che nessun Professo di altra Religione si accetti: ma avendo portato il solo abito, sia accettato dal P. Generale col voto dei suoi consiglieri.
- Che nessuno tenga danari, se non chi ha amministrazione, e questi se non ai Protettori, renda conto al Visitatore ogni anno.
- Che nessuno sia ammesso alla probazione, che non sia stato sperimentato per qualche giorno salvo per urgente causa da riconoscersi dal P. Generale.
- Che chi rivela alcuna cosa del Capitolo a chi non è Vocale, resti per 3 anni privato di voce attiva e passiva.
- Che nessuno accetti persona adulta senza facoltà del P. Generale, salvo il bisogno particolare del luogo.
- Che nessuno si confessi fuori di casa, ma dal P. Rettore o suo sostituto.
- Che li successori non mutino le cose de Predecessori senza la permissione del P. Generale, o dei Visitatori.
- Che li Proposti non faccian contratti di compera, o di vendita senza il consenso del Capitolo Conventuale.
- Che li sacerdoti ne Collegi dican le colpe alla presenza dei Professi, ma li Superiori al solo Capitolo, e li Comessi ai soli Superiori.
- Che nessuno predichi in pulpito senza la facoltà del P. Generale; e che li giovani predichino nel Refettorio.
- Che nessuno prendi carico da’ Vescovi, né alcuna impresa senza licenza del P. Generale.
- Che non si scriva o riceva lettere senza facoltà del Superiore.
- Che si faccia l’Avvento e che si digiuni nei due giorni successivi alla Quinquagesima con il restante della Quadragesima.
- Che non s’accetti sacerdote o persona alcuna, che passi d’età di 40 anni, eccetto il P. Generale che dovrà presentarli al prossimo Capitolo; vietandogli d’accettar persone incognite.
- Che si ammettino agli ordini li soli professi.
- Che si elegga un Procuratore Generale, che assista in Roma per la Congregazione.
- Che il Cancelliere sia eletto da tutto il Capitolo, e se gli faccia un procura per riscuoter i beni de nostri Professi &.” (ACS, p. 124-126).

049 “1582. Si congregò il Capitolo li 7 maggio di quest’anno more solito nel Collegio di S. Maiolo di Pavia, nel quale furono eletti: D. Giambattista da Savona per il 2 anno, D. Bernardino Castellano consigliere an. 2, D. Giovanni Scotto consigliere an. 1, D. Francesco da Trento, D. Battista Gribaldo, D. Bartolomeo Brocco e D. Luigi Migliorini definitori.
- Decreto che non si ammetta alcuno alla Probazione o professione se nel luogo dove abita non è accettato con la pluralità dei voti. Che alli novizi si prescriva una penitenza ordinaria, e portino un cinto di corame con una sol fibbia, e senza ferro, longa sino a terra. Che nessun laico si accetti se non è capace di essere Comesso.
- Restò ordinato che li Vocali di nuovo fossero ballottati, e però esclusi dal Capitolo, vi rimanessero soltanto il Padre D. Battista da Savona Prep. Generale, e tre di quei vecchi, che in vigor del Breve di Pio V. avea acquistata voce. Questi quattro adunque cominciarano a dar la voce agli esclusi, e gli ammessi di mano in mano entrando, secondo l’ordine di professione, concorreranno ancor Essi alla elezione degl’altri. Gli eletti furono:

D. Francesco da Trento,
D. Giovanni Scotto,
D. Bernardino Castello,
D. Guglielmo Tonso,
D. Giannantonio Boffino,
D. Alessio Cimarello,
D. Alessandro de Arginis,
D. Battista Gribaldo (Gariboldo? ndr.),
D. Battista Gonelli savonese Prep. Generale,
D. Bartolomeo Brocco,
D. Martino Lombardo,
D. Guglielmo Bornati di Pasquino Vercellese,
D. Giovanni da Chiavenna,
D. Gabriele Brocco,
D. Cristoforo Croce,
D. Guglielmo Bramicelli,
D. Luigi Migliorini, D. Antonio da Trento &.

- Fu proposto d’accettar la parrocchia di S. Giacomo e Filippo di Vicenza con la direzione delle Convertite, fare una lezione di Morale due volte la settimana, e dare un Rettore al Seminario, quando sarà unito, vivente il presentaneo Vescovo; con la condizione però di tener in casa il sacerdote Ms. Francesco, sino alla sua morte. La determinazione fu lasciata all’arbitrio del P. Generale.
- Restò ordinato che si cominciasse ad ufficiar la chiesa di S. Spirito di Genova, che il Superiore di questo luogo e dei Religiosi abitanti fosse il Proposto della Maddalena a tenor della Bolla; avendone di quest’anno li 30 aprile tolto il possesso il Padre D. Luigi Migliorini.
- Fu accettato nella Congregazione D. Martino Vanino da Barbarano terra sogetta a Roma &.” (ACS, p. 131-132).

050 “1583. Nel Capitolo di quest’anno celebrato li 25 aprile in S. Maiolo di Pavia furono eletti: D. Battista da Savona Prep. Generale an. 3, D. Giovanni Scotto Vicario Generale an. 2; Consiglieri: D. Giovanni Scotto an. 2, D. Bernardino Castellano an. 3; Cancelliere D. Guglielmo Tonso an. 3; Definitori D. Alessandro Cimarello, D. Battista Garibaldo, D. Gabriele Brocco e gli altri precedenti che tutti compongono il definitorio.
- Fu ammesso tra Vocali D. Cesare Bettone pavese; e D. Giambattista Fabreschi assente, e Procuratore Generale nel Collegio di Roma. In oltre D. Girolamo Tinto fu accettato tra Vocali del Capitolo.
- Visitatori Generali furono nominati D. Battista Garibaldo e D. Francesco da Trento.
- Ordine che li Vocali siedano in Capitolo secondo l’anzianità della carica, ed altrove secondo la professione loro.
- Fu accettata la chiesa de SS. Filippo e Giacomo di Vicenza con le proposizioni proposte nell’anno prossimo passato, salvo di non dare il Rettore al Seminario com’era desiderio di mons. Vescovo.
- Ordine che si accetti la chiesa di S. Lucia di Cremona, spedito che sia in Roma il negozio.
- Lasciato all’arbitrio del P. Generale e dei Consiglieri di accettare il luogo detto Rondineto di Como, proposto dall’ Ill.mo Sig.r Cardinale di Como; e nella stessa maniera un luogo proposto in Milano.
- Furono accettati nella Congregazione Marsiglio Meriano (Mercano?) di Oneglia, Giovanni Crisone, Pietro Triviolo da Bergamo, e Ludovico Speciani da Bergamo.
- Ammessi alla probazione D. Bartolomeo Rusticone cremonese, e Domenico de Rossi milanese.
- Accettato alla professione Agostino da Colio.
- Ordine che si venda la vigna di Roma, e si impieghino li denari, ma non in fabriche &.” (ACS, p. 134-135).

051 “1584. Nel Capitolo congregato in Pavia nel nostro Collegio di S. Maiolo li 15 aprile furono ammessi tra Vocali: D. Marcantonio Nardino, D. Girolamo Lanterio, D. Giovanni Siciliano e D. Battista Perego.
- Decreto che li fuggitivi dalla Giustizia Secolare non abbiano che tre giorni d’asilo nelle nostre Case.
- Ratifica della alienazione di certo luogo di S. Maiolo, fatta quand’era Generale dal P. Francesco da Trento; con patto che si murino tutte le aperture che riguardano l’andito, e salve le ragioni pertinenti alle Case, e Collegio di S. Maiolo.
- Ordine che volendo il Proposto delle Canelle in Tortona rinonziare ai benefizii, ed alla chiesa liberamente gli dia il vitalizio di scudi 60, e dopo la sua morte 30, a M.r Gio. Giacomo Bignora suo nipote, salvo il beneplacito Apostolico, lasciato all’arbitrio del P. Generale l’accrescere 10 o 15 scudi di vitalizio al detto nipote &.
- Che il denaro delle mansionerie di Venezia si consegnino al P. Evangelista Rettore del Seminario Parochiale da darsi al P. Generale o Visitatori ai quali resta libero di soccorrere con detti denari la madre di D. Biagio da Milano, pagando però prima li debiti dell’antedetto p. D. Evangelista &.
- Decreto che li Generali sieno eletti con li due terzi dei voti, e gli altri con la sola pluralità. Le elezioni caddero sui seguenti:
D. Gio. Scotto preposito Generale,
D. Battista Savonese vicario Generale,
Consiglieri: D. Francesco da Trento, D. Alessandro Cimarelli,
Cancelliere: D. Gio. Guglielmo Tonso,
Definitori: D. Bernardino Castellani, D. Battista da Savona, D. Cristoforo Croce, D. Luigi Migliorini &.
- Ordine che il Preposito nostro di Vicenza, et il signor Contarino trattino in Vicenza di accettar il luogo de’ SS. Filippo e Giacomo non concludendo cosa alcuna senza l’assenso del P. Generale.
- Che nelli Orfanotrofi non si dica l’ Offico grande in chiesa, salvo dove vi è l’obbligo della stessa chiesa.
- Che ciascuno dia tre scudi al luogo dove intervenirà per il Capitolo.
- M.r Decio napolitano fu ammesso alla professione.
- M.r Andrea Terzago da Como fu confermato della professione dalla quale avealo graziato il P. Scotto Vic. Generale.
- Per chierici ammessi al noviziato: Gio. Poianino e Gio. Senese; per laici: Francesco Ballada, Gio. da Valtellina.
- Accettati nella Congregazione: D. Ippolito Msco, D. Paolo de Rossi ferrarese e D. Giulio Cesare da Colonella.
- Visitatori eletti: D. Francesco da Trento, D. Alessandro Cimarello e D. Battista Brocco ossia Bartolomeo Brocco.
- Ordine che li denari de’ Professi della Romagna sieno impiegati in S. Biagio di Roma, e degli altri in beneficio di tutta la Congregazione” (ACS, p. 137-139).

052 “1585. In S. Maiolo di Pavia fu congregato il Capitolo li 6 maggio.
- D. Giovanni Scotto Prep. Generale an. 2, D. Gabriele Brocco Vicario Generale an. 1; Consiglieri: D. Alessio Cimarello an. 2, D. Bernardino Castellani an. 1; Cancelliere: D. Gio. Guglielmo Tonso.
- Definitori: D. Sebastiano Argino, D. Gabriele Brocco, D. Battista Garimboldo (Garimbaldo?) e D. Giambatta Fabreschi, con gl' antidetti &.
- Ordine che i Vocali abbiano anni 30, e sieno almen professi d' anni 3.
- Riserbata al Capitolo l' accettazion di nuovi Collegij.
- Che S. Spirito di Genova sia il Noviziato della Religione.
- Che nel dar le penitenze nel Capitolo intervengano il Padre Generale ed i Consiglieri.
- Che Pietro da Triviolo (Treviolo, ndr.) Bergamasco non possa licenziarsi dalla Congregazione, se non per qualche importante causa, e dal solo P. Generale o Visitatori.
- Che si porti la vesta serrata davanti.
- Pietro da Como fu accettato.
- Che il Vocale convinto di disonestà resti per 6 anni privo di voce attiva e passiva.
- Che al P. Generale si dia il titolo di R.mo. Alli Superiori e Vocali di Molto Reverendo, ed agli altri Sacerdoti Reverendo D. &.
- Che si lasci il titolo di Messere, e si dica o Padre o Don tale, e che si chiamino li Laici col nome loro proprio eccettuato qualche Comesso grave, che potrà avere il titolo di Padre Comesso &.
- Che li collari delle camicie sieno alti, che piegar un dito o due si possano fuor della vesta, e che li collari de Mantelli sieno alti quattro dita.
- Fu accettato Mr. Camillo Doridani (Dovidani, Dordani?) Lodigiano, e rimesso al P. Generale D. Francesco de Ferrari Ferrarese.
- Il Beneficio di S. Leonardo della città di Corvetto (Cornetto?) a petizione di quel Vescovo fu accetto.
- Fu comandato nei nostri Collegi un anniversario perpetuo per li defunti e benefattori della Congregazione.
- Che nessuno vada alla porta, riceva o doni regalli senza licenza del Superiore.
- Concession fatta a D. Cesare Bettone, che lasci da godere sinché vive alla di lui madre la sua parte &.
- Resta rivocata una licenza dal P. D. Bernardino fu Generale fatta alla madre di D. Luca Santa Maria per una vigna assegnata a S. Spirito di Genova dopo la morte di lei &.
- Data facoltà al P. D. Francesco Semini (Semino) di ricomponersi coi suoi fratelli per l' eredità paterna e materna.
- Che il Superiore di S. Maiolo non più Viceproposto ma Proposto si chiami.
- Visitatori eletti don Alessandro Cimarello, don Gabriele Brocco e D. Giamb. Fabresco con l' autorità che loro sarà data dal Padre Generale” (ACS, p. 141-143).

053 “1586. Li 6 di maggio fu unito in S. Maiolo di Pavia il Capitolo; furono eletti vocali li Padri D. Tommaso Viggioli da Savona e D. Evangelista D' Orati (Dorati) cremonese.
- D. Gio. Scotto P. Generale an. 3, D. Gabriele Brocco Vicario Generale an. 2; Consiglieri: D. Bernardino Castellani an. 2, D. Alessandro Cimarello an. 3, Cancelliere D. Guglielmo Tonso.
- Definitori oltre gli anzidetti: D. Gabriele Brocco, D. Batta. Assereto, D. Luigi Migliorini, D. Giamb. Fabresco.
- Li confessori, predicatori ed ordinandi sieno esaminati ed approvati dal Capitolo Conventuale; ed occorrendo disparere si aspetti il P. Visitatore, che dovrà anche ammettere coloro che si troveranno ne' luoghi d' Orfani, ma col consenso del Rettore, e professi dello stesso luogo.
- Che li PP. D. Alessandro Cimarello e D. Luigi Migliorini abbiano la cura d' accomodar le Costituzioni della Religione.
- Che si procuri d' aver la confermazione della Religione, e dei Privilegi massime di Gregorio PP. XIII.
- Che non si accetti chi ha portato l' abito di altra Religione.
- Furono licenziati dalla Congregazione D. Giovanni Scotto Comasco e Antonio da Scanzo Bergamasco.
- Che li non ammessi alla Religione, ossia Professione, possano tenersi per ministri.
- Che sotto pena di scomunica, senza facoltà del P. Generale nessuno levi libri assegnati ai Collegij.
- Che li Professi in abito laicale non possano ordinarsi.
- Che si osservino le cerimonie del Missale Romano.
- Che nei Collegi si legga una sacra lezione, e si tengano studenti.
- Che si dia principio alla Chiesa di S. Maiolo giusta il disegno del Cremonese.
- Che ciascuno s' informi della vita di M.r Girolamo Miani, e di tutti i Padri morti, ed altre cose notabili della Religione.
- Gio. Pino detto Poiano di Somasca, D. Ippolito Musso da Ferrara, D. Cesare Musso suo nipote, accettati nella Congregazione, e Tomaso Gabiolo rimesso nell' abito clericale.
- Pietro Vicentino laico, Pietro Veronese laico, ossia Bernardino Veronese laico, Cesare Genovese chierico, Andrea da Bergamo laico, Battista de Ferrari detto il Crema, accettati alla probazione (noviziato, ndr.). Inoltre ebbero simil grazia Battista di Albelghi, e Battista Romano laici &.
- Non fu accettato l' Archipresbiterato della Pieve di Stenta, diocesi di Ferrara.
- Proibite le armi, salvo li coltelli di un palmo, sotto pena ai Vocali di esser privi di voce per due anni; ai Superiori privi di governo per due anni, agli altri professi di carcere per un mese, ed alli non professi d' ejezione dalla Religione.
- Che nessuno senza licenza de' Superiori si porti dalle monache, sotto pena di scomunica &.
- Che li proprietarij non sieno assoluti, che dal P. Generale e dai Proposti.
- Ordinato al Visitatore ed al Rettore di Brescia di visitar il luogo di Salò, proposto dal P. Fra Mattia Capuccino (fra Mattia Bellintani, ndr.), e riferir al P. Generale, il quale coi Consiglieri possa accettarlo.
- Assenso per l' alienazione della casa del q.m Sig. Antonio Capardo (Casardo?), per isgravar dai debiti S. Biagio di Roma salve le ragioni del Collegio sopra il restante dell' eredità.
- Che non si alieni l' orto di Piacenza.
- Che il Proposto di S. Maiolo e di S. Maria Segreta, con il Rettore di Trivulzio ricevino le £. 2 m.i dal sig. Giannantonio d' Adda, e le impieghino nel luogo di Triulzio.
- Ordine che si accetti il luogo di Gambalò, comperate che sieno le case, e il sito per un monastero presso alla chiesa, proposto dal Prop.to di S. Giorgio Monfalcone.
- Che non si faccia offerta alcuna per le messe nuove.
- Concession fata a D. Giacomo M.a da Genova di passare alli monaci di Monte Oliveto fra 3 tre mesi, e frattanto non vada a Genova, né a Savona sotto pena di carcere &.
- Visitatori eletti: D. Gabriele Brocco, D. Alessandro Cimarello e D. Giambattista Fabresco” (ACS, p. 144-147).

054 “1587. Il giorno 12 aprile si congregò il Capitolo in S. Maiolo di Pavia, intervenuti li seguenti vocali:
- D. Gabriele Brocco vic. generale, D. Bernardino Castellano, D. Gio. Guglielmo Tonso, D. Gianantonio Boffino, D. Andrea Cimarello, D. Sebastiano Argino, D. Batta Assaretto, D. Bartolomeo Brocco, D. Guglielmo da Vercelli, D. Cristoforo Croce, D. Guglielmo Bramicelli, D. Gio. da Chiavenna, D. Luigi Migliorini, D. Antonio da Trento, D. Gio. Batta Fabresco, D. Girolamo Tinto, D. Marcantonio Nardino, D. Girolamo Lanterio, D. Giovanni Siciliano, D. Battista Breso (Bres.o?), D. Battista Fornasario, D. Tomaso da Savona, D. Evangelista Dorato.
- Decreto. Che li Vocali giurino d' eleggere in Generale il più degno per tal officio, secondo la coscienza loro. Di non rivelare le cose trattate nei Capitoli, con pregiudizio del publico e del privato.
- Furono eletti scrutatori all' elezion del Generale: D. Guglielmo Bramicelli, D. Tomaso da Savona e D. Evangelista Dorato.
- D. Camillo Castore (Catone?, ndr.) fu accettato vocale.
- Le cariche definitoriali furono distribuite alli seguenti: D. Giambattista Fabreschi Prep. Generale, D. Alessandro Cimarello Vicario Generale, Consiglieri D. Gabriele Brocco e D. Luigi Migliorini, Cancelliere D. Evangelista Dorati, Definitori D. Alessandro Cimarello vic. gen., D. Bernardino Castellano, D. Battista Assaretto, D. Bartolomeo Brocco.
- Decreto che li Proposti e Rettori sieno eletti dal solo Definitorio.
- Che in capitolo e a mensa ciascun sieda secondo l' ordine della Professione.
- Che si accetti il luogo di Visma (Misma?, ndr.) nel Bergamasco, che ha d' entrata scudi 630.
- Che si accetti il luogo di Salò con l' obbligo di un confessore, e due maestri, purché vi sia speranza di piantarvi un Collegio.
- Che si accetti la parrocchiale di S. Croce in Padova, quando il Padrone assegni maggior entrata di scudi 200.
- Che coloro che non vogliono insegnar grammatica né arti o scienze, se vocali sieno privi di voce per due anni, e se non vocali, ad arbitrio del Generale, o sieno incarcerati per mesi tre, o per anni cinque inabilitati al vocalato.
- Data autorità al P. Generale di trattare, e convenire per il luogo di S. Spirito in Napoli.
- Data facoltà al medesimo e al P. Visitatore di assegnare un confessore approvato dall' Ordinario alle donne sottoposte alla nostra Congregazione.
- Ordine che li Superiori non durino più di tre anni nel medesimo luogo.
- Che il Parroco sia eletto da Capitolo Collegiale e sia nel suo ministero sogetto al Superiore.
- Che li laici facciano la loro probazione o nel Noviziato o in qualche Collegio.
- Sieno le zimarre nere con le maniche intiere e non spezzate, e li collari sieno semplici senza vanità; che le scarpe sieno di tre pezze senza orecchini e legami di seta, e le vesti senza bottoni; e tutti si riformino nel vestire secondo la nuova Costituzione.
- Che il P. Generale possa ammettere i laici alla professione, dopo il lor noviziato; non ostante il decreto delli 7 maggio 1582.
- Che li confessori delle putte, o donne sottoposte alla nostra Religione, non entrino in clausura senza la facoltà del P. Generale, o Visitatore, o Proposto, se non per amministrare alle inferme li Santissimi Sacramenti, e sempre con cotta e stola, e aperto l' uscio della camera; il che sarà meglio eseguito dagli altri nostri Religiosi.
- Che nessuno si presenti all' Ordinario per gli Ordini o confessioni, senza licenza del suo superiore.
- Che mons. Brumani possa abitare in S. Lucia di Cremona, secondo la permissione fattagli dal passato P. Generale di felice memoria D. Giovanni Scotto.
- Che non si prenda la cura delle donne nello Spedale di Venezia, ne la infermeria degli uomini, ne se gli mandi un altro sacerdote.
- Lasciata all' arbitrio del P. Generale la permuta di S. Giacomo di Vicenza nella chiesa e casa di S. Stefano.
- Un P. Gesuita non fu accettato alla Congregazione per il decreto fattosi nel 1586.
- Che li definitori proveggano al Seminario di Venezia secondo le condizioni accettate dal Capitolo in Ferrara del 1579.
- Che il Seminario di Alessandria non si accetti con le condizioni lette &.
- Che il P. Generale con due assistenti tratti la unione con li Padri della Pace di Brescia e loro mostri le nostre Costituzioni.
- Visitatori Generali furono eletti li PP. D. Alessandro Cimarello vic. Gen., D. Gabriele Brocco e D. Luigi Migliorini.
- Procuratore Generale eletto il P. D. Gabriele Brocco, con facoltà di sostituire.
- Fu fatta condonazione al sig. Giacomo Valerio nostro amorevole benefattore di tutto ciò che la Congregazione può pretendere sopra la sua eredità, per la legittima dovuta a D. Agostino di lui figlio e nostro Professo” (ACS, p. 151-154).

055 “1588. Nel Collegio di S. Lucia di Cremona il 1 maggio si congregò il Capitolo composto dagli infrascritti Vocali:
D. Giambattista Fabresco Prep. Gen.,
D. Alessandro Cimarello vic. Gen.,
D. Bernardino Castellano,
D. Battista Asseretto,
D. Bartolomeo Brocco,
D. Marino Lombardo,
D. Battista Fornasaro,
D. Marcantonio Nardino,
D. Cristoforo Croce,
D. Guglielmo Bramicelli,
D. Girolamo Tinto,
D. Camillo Cattone,
D. Luigi Migliorini,
D. Antonio da Trento,
D. Tomaso da Savona,
D. Battista Perego,
D. Evangelista Dorato,
D. Guglielmo Tonso,
D. Antonio Boffino,
D. Sebastiano Argino.
- Fu sostituito Consigliere in luogo del P. D. Gabriele Brocco assente il P. D. Bernardino Castellano.
- Scrutatori eletti: D. Guglielmo Bramicelli, D. Bartolomeo Brocco e D. Evangelista Dorato.
- Vocali nuovi eletti: D. Francesco Semino (Semini, ndr.) e D. Gio. Dom.co Arcadio Siciliano.
- Decreto che essendo dignità l' aver voce nel Capitolo, tutti giurassero d' aversi per legittimi, e che nel venturo Capitolo portasser ciascuno la fede autentica di legittimità, sotto pena di decadere dal Vocalato. Giurarono secondo la proposta li seguenti:
D. Bernardino Castellano,
D. Gio. Guglielmo Tonso,
D. Antonio Boffino,
D. Sebastiano Argino,
D. Battista Assaretto,
D. Bartolomeo Brocco,
D. Marino Lombardo,
D. Battista Fornasaro,
D. Marcantonio Nardino,
D. Cristoforo Croce,
D. Guglielmo Bramicelli,
D. Girolamo Tinto,
D. Camillo Cattone,
D. Luigi Migliorini,
D. Antonio da Trento,
D. Tomaso da Savona,
D. Gio. Batt. Fabresco,
D. Battista Perego,
D. Evangelista Dorato.
- Furono eletti definitoriali per l' anno 2° li seguenti:
D. Giambattista Fabresco Prep. Generale,
D. Alessandro Cimarello Vicario Generale,
D. Gabriele Brocco e D. Luigi Migliorini Consiglieri,
D. Evangelista Dorati Cancelliere.
- Definitori: D. Alessandro Cimarello, D. Bartolomeo Brocco, D. Sebastiano Argino e D. Marcantonio Nardino.
- Decreto che li Definitori possano confermarsi sino al 3° anno.
- Che il P. Generale si dia in avvenire il titolo di Molto Reverendo.
- Ordine che si procuri la spedizione de Privilegi concessi dalla felice memoria di Gregorio PP. XIII, e d' implorare dal Papa Sisto V la concessione de privilegi de Padri Teatini, che per le Bolle il P. Generale tassi le case della Religione ad. rata. &.
- Che coloro che imploreranno l' autorità dell' Ill.mo Protettore, od altri Prelati, e Signori per fermarsi nei luoghi, sieno altrove deputati o castigati dal P. Generale.
- Dall' Accademia di Pavia, e Prediche Quaresimali di Genova, Milano ed altri luoghi, fu rimessa al Definitorio la determinazione.
- Che si accetti il luogo di Misma, purché quel Proposto sborsi li 700 scudi per pagare le Bolle; e che si mandi in Bergamo al principio di otobre quel Padre, che aveva da leggere in Vicenza.
- Tomasso Birago ammesso alla probazione; similmente Pietro Senuese (?) laico e Ambrogio che sta negli Orfani d' Alessandria; e Rodolfo.
- Marcantonio Vicentino ammesso alla professione.
- Decreto che si accetti il luogo di Bagnolo con le citate (?) condizioni.
- Che non s' accettino figlioli nelle Accademie minori di anni 16 né maggiori di anni 20 si tengano.
- Che si componga l' affare del Cimitero con li parrocchiani di S. Giacomo e Filippo di Vicenza, e che il Rettore e Seminario siano soggetti al Proposto.
- Che nessuno si faccia radere, che nel giorno delle Indulgenze si serbi il nei nostri Collegi del Cardinal Borromeo e negli Orfanotrofi si dia soddisfazione ai Protettori e conservisi l' uso.
- Michel Schiavone ammesso alla probazione. Gianantonio da Milano, D. Francesco Lanterio Napolitano e Pasio Santo de Ferri Veneziano q.m Zacaria barbiere e Antonio Trippa Andrea Stella q.m Giovanni e Peregrina, Cesare Cordes Veneziano q.m Cesare e Candida, Gio. Batta Bordolano Cremonese figlio di M.r Gianantonio e Veronica de Lottenzi Camillo magna figlio di Antonio e di Cecilia, Camillo Basso Cremonese figlio di Antonina e Tuccia di Bignani.
- Visitatori eletti D. Luigi Migliorini, D. Bartolomeo Brocco e D. Girolamo Lanterio.
- Procuratore Generale fu per il 1° anno confermato D. Gabriele Brocco; e fatto decreto che detto Procuratore della Religione si elegesse dopo il Vicario Generale.
- Che le nostre Costituzioni, né s' intendano confermate, né s' implori loro la confermazione dalla Santa Sede Apostolica se non saranno approvate da tre Capitoli Generali, cominciando dal presente. E che fra tanto sieno rivedute dai Vocali che stavano in Genova &.” (ACS, p. 156-159).

056 “1589. In S. Croce di Triviolo (Treviolo? Trivulzio? Triulzio?, ndr.) li 16 aprile si unirono per celebrare il Capitolo li seguenti PP. Vocali:
D. Giambatta Fabresco Prep. Gen.,
D. Alessandro Cimarello Vic. Gen.,
D. Bernardino Castellano,
D. Guglielmo Tonso,
D. Antonio Boffino,
D. Sebastiano da Arginis,
D. Battista Assaretto,
D. Bartolomeo Brocco,
D. Marino Lombardo,
D. Marc.Antonio Nardino,
D. Cristoforo Croce,
D. Guglielmo Bramicelli,
D. Camillo Cattone,
D.D. Luigi Migliorini,
D. Antonio Bozzia da Trento,
D. Tomaso da Savona,
D. Francesco Semino (Semini, ndr),
D. Battista Perego
e D. Evangelista Dorato.
- In esecuzione del Decreto fattosi nell’antecedente Capitolo tutti li Padri esibirono la loro fede di legittimità, a riserva del P.D. Cristoforo Croce, per cui molti Vocali attestarono d’esser egli figlio legittimo, e naturale di Francesco Croce, e Maddalena Maggia abitanti in Pavia; ed a riserva ancora del P.D. Alessandro Cimarello, che per Breve Apostolico dimostrò d’essere stato dispensato.
- Scrutatori eletti: D. Gio. Guglielmo Tonso, D. Bartolomeo Brocco e D. Evangelista Dorati.
- D. Giambattista Fabresco Prep. Gen. an. 3, D. Alessandro Cimarello Vic. Gen. an. 3; Consiglieri: D. Luigi Migliorini e D. Gabriele Brocco an. 3; Definitori: D. Alessandro Cimarello, D. Bartolomeo Brocco, D. Marcant.o Nardino e D. Cristoforo Croce; Proc. Gen. il P.D. Gabriele Brocco an. 3 a cui fu nel Consiglierato sostituito perchè assente il P.D. Bernardino Castellano.
- Ordine che le costituzioni si discutino in quest’anno, e che possano eleggersi li non Vocali ancora in Proposti de Collegij, e quelli principalmente che si mostrano li più osservanti.
- Decreto che li Proposti dicano le colpe loro al P. Generale, e Visitatori alla presenza dei Vocali.
- Che non s’accetti all’abito, e Probazione, se non al Capitolo Generale che si fa ogni anno, od alla Dieta, che si fa ogni anno infra annum, se così porterà il bisogno della Congregazione.
- Che con lo sborso di 50 scudi si ratificò la rinonzia di qualonque ragione potesse pretendere da suoi Fratelli la Congregazione, per il P. D. Francesco Semini; quale rinonzia non s’intenda fatta alla madre &.
- Accettati all’abito: D. Scipione Pierio da Fermo, figlio del q.m Giacomo e Lucrezia Paccarana (Panarana? ndr.); Alessandro Tabor cittadino da Fermo, figlio q.m Francesco ed Arcangela; Gio. Giacomo Cherubini cremonese figlio di Francesco e Tardiade Barozzi, per laico. Gio Batta da Regugni q.m Domenico ed Angela Passirani di Marzelengo diocesi di Cremona per laico. Giamm.a de Zani dello stesso luogo figlio di Gio. Ant.o ed Elisabetta per laico. Michele Schiavono da Sebenico per laico; e Gio Giacomo Chalandra da Vercelli figlio di Gianant.o e di Margheritta &.
- Fu ammesso alla Professione il f. Gregorio Semino del q.m magnifico Benedetto e Maria Palisona.
- Permesso a Marc.Antonio Anselmi Cremonese di poter studiare, con decreto, non facendo profitto, che sia dal Visitatore inabilitato agl’ ordini sacri.
- Prescrizione di Monsig. Vescovo di Ferrara, per introdurci nel suo Seminario, e lasciato al definitorio l’arbitrio di risolvere.
- Si rifiuta il carico d’assistere alle Vergini del Soccorso in Cremona, si risolve di rispondere a Monsignor Cavallo, ed alli Protettori secondo il parere del P. D. Luigi Migiorino (Migliorini? ndr.).
- Non si accetta di deputare un confessore alle monache di S. Sebastiano di Genova, e si risolve di dar soddisfazione a mons. Ill.mo Sauli e al suo Vicario.
- Luigi Porto Vicentino, figlio del Sig. Claudio accettato all’abito ed alla Probazione. In oltre Antonio Cherubelli figlio di Giacomo e di Claudia Bovanini Cremonese. D. Cesare Cavagna da Voghera q. Agostino. Battista de Ferrari da Savona detto il Crema.
- Fu destinato il venturo Capitolo in Pavia.
- Fu conceduta alla compagnia dell’Annonciata di Tortona un Padre ocnfessore, che nelle feste facesse ragionamenti spirituali &.
- Accettazione di una casa delle tre sorelle Vergini Sozzi del valore di L. 4000 imperiali, vicina a S. Ilario di Cremona, con obbligo che venendo dette figlie in bisogno, fossero sovvenute dai nostri Padri.
- La casa della Signora Teodora Stanga, ceduta alla chiesa di S. Lucia di Cremona con obbligo di una messa cotidiana, ottenuto però il beneplacito Apostolico, fu conceduto che si livellasse per L. 250 al sig. Cristoforo Schinchinello di lui Nipote, da abitarsi solamente da lui e da suoi figli legittimi e naturali, e non altrimenti.
- Accettazione di L. 150 bresciane per tre messe alla settimana, e la Salve Regina ogni sabbato in chiesa.
- Si propose se si dovea rinonziare al Magnifico Sg.r Agostino Contardo per scudi 1000 le ragioni di eredità, che appartenessero alla Religione per il P. nostro Andrea di lui figlio. Ma non esendosi sua istanza, fu lasciato l’arbotrio al P. Generale da convenire &.
- Stefano Amato di Ogiono (Oggiono, ndr.) fu accettato per laico, vista un ampia fede de suoi costumi del M.to Rev.do Mr. D. Primo de Conti.
- Ordine che nessuno possa avere più di un mantello, e di una zimarra, che servano nell’estate e nell’inverno, dovendosi l’altra di più presentare al Superiore della Casa.
- Che una copia degli Ordini de Capitoli si mandi a ciascuna Casa sa pubblicarsi.
- Che nessuno s’accetti senza lettere del P. Generale, o Visitatore o Supplenti.
- Chi visiterà donne senza necessità, e licenza del Superiore, resti privo di voce ne Capitoli; ed i Chierici sieno gastigati ad arbitrio.
- Che i Superiori non scrivano lettere ai sudditi altrui; che li medesimi leggano le lettere dei loro Religiosi.
- Che nessuno senza licenza del P. Generale doni cosa veruna ai Fratelli; ma che il tutto si mandi al Superiore da convertirsi in comun benefizio. Fuori della Congregazione sono interdetti li donativi, eccetto che alli Benefattori.
- Che scrivendosi al P. Generale, Visitatori, o Vicario Generale ciascuno si sottoscriva <servo, e figliolo in Christo>, agli eguali <Fratello in Christo>. Il Superiore a suoi sudditi <Servo in Christo>.
- Che si perseveri nel governo del Seminario di Venezia; ma che essendo cresciuto il numero de convittori, e non volendo il Clariss.mo che nostro sia l’emolumento, si accontenti almeno che a parte della maggior fatica s’introducano in detto Seminario altri 4 de nostri Chierici.
- Rimesso al P. Generale, ed ai Consiglieri d’accettare la Chiesa di S. Illario di Piacenza offerta dal Rev.do D. Paolo Rettor della medesima, con l’annua entrata di staja = 30 frumento, brente 15 vino, e £. 20 in denaro, con il peso di tre messe festive, 3 feriali, ed amministramento dei Sagramenti.
- Ordine che predichino nella ventura Quaresima li Padri D. Luigi Migliorino (Migliorini, ndr.) nella Maddalena di Genova, e D. Sebastiano de Arginis in S. Maria Segreta.
- Che le costituzioni restino approvate per il 2° anno, e che il P. Generale le faccia da due Vocali rivedere per la Latinità.

- Ammessi alla Professione:

Marc. Ant.o Ferantino di Stabio, figlio di messer Menichello da spoleto e d’Angela da Stabio.
Gianmaria da Ardenghio figlio di Ms. Gio. Batta. e di Girolama da Carcano.
Girolamo Cajetano q.m Luigi mendes da Caieta, e di Antonia Rossi.

(continua ... )